"Una Pasqua silenziosa ma sempre all'insegna della preghiera"

La lettera ai fedeli del vescovo di Avellino Arturo Aiello

una pasqua silenziosa ma sempre all insegna della preghiera
Avellino.  

Anche il vescovo di Avellino Arturo Aiello, manda la benezione per la Santa Pasqua a tutti gli avellinesi. 

"Carissimi,
la domanda la troviamo nel Vangelo, sulla bocca dei dodici, rivolta a Gesù: “Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: “Dove vuoi che andiamo a preparare perché tu possa mangiare la Pasqua?” (Mc.14,12).

Nella mente degli apostoli è una domanda organizzativa, si tratta di individuare un luogo, che il Maestro indichi la location come ha fatto gli altri anni, dia disposizioni concrete, manifesti qualche preferenza. Ma per Gesù non è una Pasqua qualsiasi, è la SUA PASQUA, sigillo dell’intera sua missione, forse per questo l’evangelista fa dire “perché tu possa mangiare la Pasqua”, come se non ne dovessero condividere anche i discepoli, come se si trattasse di una Pasqua personale e solitaria.

La Pasqua-Passaggio è una sola, la Sua, la Nuova, la Definitiva, l’Eterna, ma noi la celebriamo come memoriale in ogni Eucarestia, ogni domenica, in ogni Triduo Pasquale. È la stessa, eppure aspetta d’essere preparata nel tempo e nello spazio, nelle cangianti situazioni storiche dell’umanità e di ogni uomo. Ogni anno, doppiato il capo della IV domenica di Quaresima, ci chiediamo: come sarà questa Pasqua che ci viene incontro? Come si colloca nella mia storia e in quella della mia comunità parrocchiale? L’interrogativo si pone in maniera più drammatica in questi giorni e la tentazione di organizzarla a modo nostro è grande evitando di porre al Maestro la domanda.
“Gesù, dove vuoi che prepariamo questa Pasqua?”.

Non si tratta di addebitare a Dio la situazione drammatica nella quale ci troviamo, ma di farci interrogare dagli eventi, da questo virus che ha fatto fare una frenata brusca e improvvisa al mondo intero ponendo tutti in una situazione di precarietà. Tra i mille divieti e decreti ne va di mezzo anche la Pasqua, cuore dell’anno liturgico, le nostre liturgie, le nostre processioni, le nostre tradizioni.

Vorrei che, con me, anche voi poneste a Gesù, nella preghiera, la domanda fatidica, per discernere insieme, per capire, per preparare comunque questa Pasqua 2020 che i giovani ricorderanno anche tra trenta, quaranta, cinquanta anni.

Mi sembra che ci venga incontro innanzitutto come una Pasqua silenziosa, dentro il grande, assordante silenzio che pervade le nostre strade, che, in un abbraccio agghiacciante, stringe la sera le nostre città e i nostri paesi. Come è stata la Pasqua di Gesù duemila anni fa? Certo c’erano le donne, la Madre, i soldati, Giuda e le guardie, Pilato, Erode, gli schiaffi, gli interrogatori a catena…, ma “Jesum autem tacebat”.

Come Lui anche noi dobbiamo tuffarci in un silenzio abitato dal Padre e dalla Sua volontà che chiede d’essere assunta con un “sì” sofferto e solenne. Defalcate le mille processioni, lo “struscio” per visitare gli Altari della Reposizione, la Messa Crismale cui pure il prete più algido andava con il batticuore, la lunga teoria di fedeli in fila per il bacio della Croce “ritrovata”, le variopinte Vie Crucis, i canti, i vagiti dei bambini nel buio della Veglia…, cosa ci resta? Ci rimane, oltre tanti colori e suoni cui dobbiamo rinunciare, la Pasqua nuda di Gesù, il suo silenzioso incedere verso la Croce e la Risurrezione. Preparate una Pasqua nel silenzio come monaci che sfilano per una solenne liturgia in una chiesa completamente vuota.

La Pasqua 2020 ci viene incontro come una Pasqua solitaria dove il concorso di popolo che gli altri anni ci stancava fino allo spossamento è annullato e le nostre chiese vuote, come un grembo dopo il parto, ci peseranno sul cuore. Avremo nostalgia dell’affacciarsi dei bambini al momento della lavanda dei piedi, delle file ai confessionali, dell’assieparsi della gente intorno alle statue del Cristo Morto o della Madonna Addolorata, delle violacciocche che dal “Sepolcro” profumavano tutta la chiesa, delle ore di adorazione all’altare della Reposizione, dei preparativi incessanti e forsennati che si richiedevano per il cambio di scena da una celebrazione all’altra. Saremo soli dinnanzi al Mistero come lo saranno i nostri fedeli tappati in casa.

Forse anche a voi sono rimaste impresse le parole di Sant’Atanasio questa mattina nell’Ufficio delle Letture: “Per mezzo della Pasqua Dio ci accorda quella gioia della salvezza che accresce la fraternità. Mediante l’azione sacramentale della festa, infatti, ci fonde in un’unica assemblea, ci unisce tutti spiritualmente e fa ritrovare vicini anche i lontani. È un miracolo della bontà di Dio quello di far sentire solidali nella celebrazione e fondere nell’unità della fede lontani e vicini, presenti e assenti.” Solitaria non significa isolata, ci apprestiamo a vivere una Pasqua che vede esaltati i vincoli che ci uniscono gli uni agli altri oltre la presenza fisica, in comunione con il Papa, il collegio episcopale, i nostri confratelli, tutti i fedeli, tutti gli uomini. L’assenza fisica ci farà riscoprire il mistero della Chiesa che è comunione quando si è in centomila in Piazza San Pietro, ma anche quando si è in due o tre riuniti nel Nome di Gesù.

La Pasqua che ci viene incontro dovrà avere una particolare scansione familiare. Saranno utili le dirette televisive del Triduo, ma non perdiamo l’occasione per aiutare i nostri fedeli ad allestire un “angolo della preghiera” in casa che, a seconda dei giorni del Triduo, oltre la candela accesa, potrà avere immagini, segni, gesti diversi. Forse i bambini, come nel rito ebraico, chiederanno ai genitori: “Perché facciamo questi gesti? Perché questo giorno è diverso dagli altri?”. Invito i Presbiteri a produrre piccoli rituali del Triduo Pasquale da diffondere che prevedano preghiere per ogni giorno da farsi in famiglia e che convergano verso la Benedizione della mensa il giorno di Pasqua.

Avete ricevuto tutti il testo della “Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti” e quello della CEI, non credo di dover aggiungere molto. Non sarà entusiasmante celebrare il Triduo da soli nella propria Chiesa parrocchiale, per questo vi invito a farlo insieme, come confratelli, a livello zonale o comunale, in una chiesa grande che permetta la distanza di sicurezza (ce ne sarà in abbondanza!), ma anche il decoro. I Vicari Zonali interpellino i sacerdoti della zona a tal proposito. Nella città di Avellino, a partire dalla Domenica delle Palme, le celebrazioni, presiedute dal Vescovo, avverranno in Cattedrale, in orario da stabilire, con la diretta televisiva e con la partecipazione dei presbiteri delle varie parrocchie. Resta salva, comunque, la libertà per chi volesse fare diversamente preferendo celebrare il Triduo Pasquale da solo.

Rimane l’interrogativo del Vangelo: “Dove vuoi… quest’anno?”: dobbiamo lasciarci tutti interpellare da questa tragedia che rimane un segno da leggere, da assumere, da vivere, da portare, da offrire, da soffrire. Questa mia lettera è solo un inizio di riflessione, un canovaccio, sono certo che ciascuno di voi saprà trovare altre declinazioni e risposte all’interrogativo che dal mio cuore rimbalza nei vostri: quale sarà il luogo, il modo, la caratteristica, il canto, la tonalità di questa Pasqua ormai vicina?
Vi abbraccio e vi benedico".

Arturo Aiello