Centri di riabilitazione privati, Aspat verso la mobilitazione:"L'Asl ci ignora"

La categoria e la protesta

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Avellino.  

«Asl assente e governance che ignora la nostra categoria, ormai, da mesi.». Pier Paolo Polizzi, presidente dell’Aspat Campania, l’associazione di categoria  della macroarea di riabilitazione sociosanitaria e della salute mentale guida la protesta dei lavoratori del settore. Tanti gli operatori di un comparto in affanno che chiedono certezze. «L’immobilismo amministrativo sta mettendo a dura prova il nostro settore - spiega - non siamo più amministrati. In Irpinia sta succedendo l’impensabile. Il rischio è che non siano più garantiti i livelli di assistenza con ulteriore allungamento dei tempi delle liste di attesa. Insomma, la ricaduta sarà inevitabile in termini di disservizio per i cittaadini ». Al de la Ville di Avellino, è stato ufficialmente proclamato lo stato di agitazione per tutto il personale del comparto.  «Le imprese sanitarie avellinesi sono erogatrici per conto del Servizio sanitario regionale di un volume complessivo annuo di oltre 300mila prestazioni nella macroarea garanzia del principio di continuità assistenziale». Ma negli ultimi 18 mesi lo stato di programmazione è fermo. «Nei fatti stiamo vivendo una paralisi dell’attività procedimentale ascritta dal Protocollo d’Intesa ad entrambe le componenti pubblica e privato datoriale e finalizzata alla corretta e ordinata gestione del rapporto contrattuale». Pertanto, la prevista attività (in essere dal 2003) si è limitata dal 2020 alle sole comunicazioni del monitoraggio della spesa, ovviamente prive di alcuna efficacia: «L’attività nei fatti è sospesa nonostante le numerose sollecitazioni delle associazioni . Urge l’adozione di un “percorso metodologico” condiviso come accade nelle altre Asl della Campania. Non si dimentichi che le strutture riabilitative private accreditate della Asl Avellino a breve, da un lato, non saranno più in grado di pagare gli stipendi al personale e agli operatori e saranno costrette, e scatterà inevitabile la mobilità. Il tutto con ovvia ricaduta negativa sui cittadini che avranno meno servizi e attese lunghissime per le prestazioni».