Caos nei pronto soccorso, personale stremato e pazienti bloccati da giorni

Insufficienti i posti di degenza ordinaria ovunque, personale ridotto all'osso e pazienti bloccati

caos nei pronto soccorso personale stremato e pazienti bloccati da giorni

Situazione drammatica in tutta Italia. E' allarme in Campania

Ariano Irpino.  

Da venerdì scorso è in pronto soccorso, isolata, in attesa di un posto all'interno di un reparto di neurochirurgia Covid che purtroppo non arriva.

E' il calvario incredibile di Nicolina Melito, la donna di 75 anni investita da un'auto nel rione Cardito sulle strisce pedonali mentre si stava recando in una pescheria del luogo. Familiari impotenti: "Non sappiamo più a chi rivolgerci". Come lo sono anche i medici del pronto soccorso i quali hanno inoltrato in ogni loro turno la richiesta urgente alla centrale operativa del 118 di Avellino, chiamata a gestire i trasferimenti, senza ottenere finora esito positivo. Fino ad oggi nè a livello regionale e nè fuori dalla Campania è stato possibile trovare un posto per la paziente che ha subito una frattura vertebrale cervicale. E non è dato sapere quanto tempo dovrà ancora attendere questa donna insieme ai loro familiari da tre giorni in apprensionee davanti ad un pronto soccorso. Una situazione davvero assurda. Dopo una prima consulenza neurochirurga ad Avellino, l'unico posto in Campania che dovrebbe ospitare la donna è il San Giovanni Bosco a Napoli, dotato di neurochirurgia per coloro che risultano positivi al Covid è attualmente saturo. Nel frattempo la paziente è assistita in maniera dignitosa da parte del personale sanitario arianese

Pronto soccorso quello del Frangipane  in forte affanno negli ultimi giorni che vive come nel resto d'Italia una condizione drammatica, legata ad una crisi crisi profonda, la stessa che stanno attraversando molti ospedali italiani a partire dal Cardalelli a Napoli. Personale sanitario stremato e ridotto all'osso che sta compiendo veri e propri miracili pur di garantire assistenza all'utenza. Sangue che inspiegabilmente scarseggia nonostante le tante raccolte e i continui appelli a donare. Liste di attesa inevitabilmente lunghissime. Ma fino a quando si potrà resistere in queste condizioni? 

"Insufficienti i posti di degenza ordinaria e di terapia intensiva. Non raggiunge livelli accettabili nemmeno il personale specialistico, soprattutto in determinate aree come la medicina d’urgenza, la terapia intensiva, l’anestesia e rianimazione, ma anche in altre aree mediche e chirurgiche."

Per il “Forum delle società scientifiche dei clinici ospedalieri e universitari italiani” (Fossc), la prima realtà che riunisce i medici di diverse discipline che ogni giorno curano i pazienti negli ospedali, la situazione dei pronto soccorso con centinaia di cittadini in attesa di ricovero, al centro delle cronache di tutti i quotidiani, non è altro che la conseguenza di decenni di sottofinanziamenti e di mancanza di programmazione degli ospedali.

“Il problema dei Pronto Soccorso è la punta dell’iceberg di un sistema ospedaliero che è in affanno - affermano le 30 società scientifiche riunite nel Forum -. I pronto soccorso al collasso sono il risultato di anni di tagli al servizio sanitario nazionale: in 20 anni chiusi 300 ospedali con 80mila posti letto in meno e dal 2007 ad oggi perse 50 mila unità di personale.

Il Pnrr, destina agli ospedali solo pochissime e insufficienti risorse. Questa crisi, che denunciamo da mesi, è destinata ad aggravarsi, sia per i cittadini che si rivolgono agli ospedali per situazioni di emergenza, ma anche per tutti i pazienti affetti da patologie croniche, complessivamente diversi milioni di cittadini. È ferma, in particolare, la nostra perplessità sugli ‘ospedali di comunità’ come unica forma di intervento sulle strutture del sistema sanitario nazionale. Tra l’altro per come questi ‘ospedali’ sono stati concepiti rientrano in una concezione obsoleta e inadeguata a far fronte alle tante e diverse complessità poste in essere dalle domande di salute della medicina moderna”.

Gli operatori sanitari sono inadeguati in rapporto alla popolazione del nostro Paese: i medici specialisti ospedalieri sono circa 130mila, 60mila unità in meno della Germania e 43mila in meno della Francia. Il numero complessivo di posti letto ordinari è molto più basso rispetto alla media europea (314 rispetto a 500 per 100mila abitanti) e colloca l’Italia al 22esimo posto tra tutti i Paesi del Vecchio Continente. Anche per i posti letto in terapia intensiva l’Italia non brilla: se in era pre-Covid avevamo 8,6 posti ogni 100 mila abitanti, con l’emergenza sanitaria era stato previsto che venissero aumentati fino a 14 ma, in realtà, solo una piccola parte risulta effettivamente attivata e, comunque, con numeri nemmeno paragonabili rispetto, ad esempio, alla Germania (33 posti letto ogni 100mila abitanti). Noi chiediamo al Ministro con urgenza di riconvocare il tavolo di confronto avviato al fine di ricercare insieme e con il senso di responsabilità che ci contraddistingue le soluzioni necessarie”.