Le malattie epatiche, quali rischi da evitare: nuove cure dalla ricerca

La steatoepatite non alcolica è una forma grave di malattia epatica,nuove speranze dalla semaglutide

le malattie epatiche quali rischi da evitare nuove cure dalla ricerca

Commento dello studio “Phase 3 Trial of Semaglutide in Metabolic Dysfunction-Associated Steatohepatitis”. Sanyal AJ, Newsome PN, Kliers I. N Engl J Med. 2025 April.

Avellino.  

La steatoepatite associata a una disfunzione metabolica (MASH), una volta chiamata steatoepatite non alcolica, è una forma grave di malattia epatica steatosica associata a una disfunzione metabolica caratterizzata da una steatosi, da lesioni delle cellule del fegato, e da un’infiammazione.

La steatoepatite favorisce la fibrosi epatica, la progressione verso la cirrosi e il carcinoma epatocellulare. La fibrosi avanzata (stadio 3 o più) aumenta significativamente la mortalità legata al fegato. Semaglutide, agonista del recettore del GLP-1, si candida per il trattamento della MASH, mentre attualmente solo il resmetirone è approvato dalla Food and Drug Administration (FDA) per il trattamento della MASH con fibrosi epatica.

In questo studio di fase 3 in corso, multicentrico, randomizzato, in doppio cieco, e controllato da un placebo, i ricercatori hanno ripartito 1197 pazienti affetti da una MASH definita da una biopsia per ricevere semaglutide sottocute una volta alla settimana alla dose di 2,4 mg, oppure un placebo durante 240 settimane.

Sono presenti i risultati di un’analisi intermedia pianificata, realizzata alla settimana 72 e riguardante i primi 800 pazienti. I principali criteri di valutazione erano la risoluzione della steatoepatite senza aggravamento della fibrosi epatica e la riduzione della fibrosi senza aggravamento della steatosi. Riguardo ai primi 800 pazienti, 534 sono stati assegnati a ricevere una volta alla settimana semaglutide sottocute a una dose di 2,4 mg, e 266 sono stati assegnati a ricevere un placebo. Le caratteristiche iniziali erano similari nei due gruppi. L’età media della popolazione totale era di 56,0 anni e l’indice di massa corporea (BMI) medio era di 34,6 kg/m2.

La terapia di semaglutide

La maggior parte dei pazienti era di etnia caucasica (67,5%) e di sesso femminile (57,1%), e il 55,9% soffriva di diabete del tipo 2; 250 pazienti (32,3%) soffriva di fibrosi allo stadio 2, e 550 (68,8%) di fibrosi allo stadio 3. La risoluzione della steatoepatite, senza aggravamento della fibrosi, si è realizzata nel 62,9% dei 534 pazienti trattati con semaglutide, e nel 34,3% dei 266 pazienti trattati con placebo. Una riduzione della fibrosi epatica, senza aggravamento della steatoepatite, è stata riportata nel 36,8% dei pazienti trattati con semaglutide, e del 22,4% in quelli trattati con placebo.

Una risoluzione combinata della steatoepatite e una riduzione della fibrosi epatica è stata riportata nel 32,5% dei pazienti trattati con semaglutide, e nel 16% di quelli trattati con placebo. La variazione media del peso corporeo era di -10,5% con semaglutide, e di -2,0% con placebo. In conclusione, nella fase 3 in corso, i pazienti affetti da MASH e da fibrosi epatica, migliorano i risultati istologici epatici in modo significativo con la terapia di semaglutide.