Le ossa dei diabetici: ecco in quali pazienti le fratture sono più frequenti

La fragilità ossea del diabetico è legata a molti fattori insiti nella malattia

le ossa dei diabetici ecco in quali pazienti le fratture sono piu frequenti

L’approccio farmacologico per questa patologia ossea dovrebbe ricalcare quello messo in opera per i pazienti non diabetici...

Avellino.  

Il diabete, soprattutto il diabete di tipo 2, è una malattia cronica sempre più presente nel mondo. Le sue multiple complicazioni sulla quasi totalità degli organi determinano il fatto che molti specialisti devono essere coinvolti: oculisti, nefrologi, cardiologi, neurologi. Inoltre anche i reumatologi possono dire la loro. I reumatologi, oltre al fatto che sono interessati per le conseguenze articolari di un frequente sovraccarico ponderale, possono insegnare molte cose sulle ossa dei diabetici, cosa fino ad ora sottovalutata.

Ricordiamo inoltre che una frattura è il primo fattore di rischio di una nuova frattura nei successivi due anni. Le fratture sono più frequenti nei diabetici di tipo 1 rispetto ai diabetici di tipo 2. L’inganno, per una buona prevenzione, sembra essere la valutazione dello stato dell’osso per mezzo dell’assorbo-miometria bifotonica (DXA) nella misura della densità minerale ossea (DMO), che è più elevata nei diabetici di tipo 2 rispetto alla popolazione generale. Invece si può utilizzare il microscanner periferico ad alta risoluzione (HRpQCT o High-Resolution peripheral Quantitative Computed Tomography), oppure il TBS (Trabecular Bone Score) che informa sulla qualità delle ossa, oppure si può impiegare anche il Fracture Risk Assessment Tool (FRAX).

La fragilità ossea del diabetico è legata a molti fattori insiti nella malattia: i processi infiammatori, il deficit di insulina o la resistenza alla stessa, l’accumulo dei prodotti avanzati di glicazione (AGEs). Queste ultime molecole sono intimamente legate all’iperglicemia cronica, ma anche alla funzione renale, e dunque alle complicazioni. Inoltre gli antidiabetici orali hanno un diverso impatto sulle ossa. Non vi è consenso unanime sull’impatto delle biguanidi e del co-trasportatore sodio glucosio di tipo 2 (SGLT2); i sulfamidici sembrano neutri, il tiazolidinedione è deleterio. Le gliptine e gli agonisti dei recettori GLP-1, GIP, Glucagone (Dulaglutide, Semaglutide, Tirzepatide, etc.) hanno un effetto favorevole. Il che dovrebbe contribuire a orientare la scelta terapeutica.

L’approccio farmacologico per questa patologia ossea dovrebbe ricalcare quello messo in opera per i pazienti non diabetici.

La specificità è altra, notoriamente nella prevenzione delle cadute favorite dagli episodi di ipoglicemia, dalla neuropatia diabetica, dai disturbi del visus, e dalla sarcopenia (diminuzione progressiva della massa muscolare). Non si tratta di un problema minore, la posta in gioco in termini di salute individuale e di salute pubblica rappresenta un problema maggiore. Bisogna evidentemente formare tutti i medici riguardo questo problema della fragilità ossea dei diabetici. Il diabete, contrariamente alle idee preconcette del grosso pubblico, non è una malattia benigna.

L'autore è Medico - Endocrinologo