La professoressa Alfonsina De Felice è stata eletta come nuovo amministratore unico di Alto Calore con il 72,10% dei voti favorevoli. Raccoglie l’eredità dell'avvocato Antonello Lenzi che lascia dopo un anno e mezzo di mandato.
“In quest'anno e mezzo il consenso dei sindaci non è mai mancato. Io ho vissuto, come ho detto, sempre in un rapporto di prossimità, di contiguità coi sindaci con l'opinione pubblica con la stampa e alla alla fine dei conti il il mio bilancio è un bilancio assolutamente positivo. È una esperienza che è stata difficile, faticosa, irta, piena di ostacoli ma esaltante. Quando sono stato nominato c'era qualcuno che mi diceva “ma chi te l'ha fatto fare”. Io ho sempre detto che un avvocato di fronte alle difficoltà non si deve mai scansare, quindi mi sono dato senza risparmio e sicuramente ho detto che quest'anno e mezzo di Alto Calore vale quasi quanto cinque anni di mia professione. E credo che ritorno a pieno titolo nel Foro di Avellino, da cui peraltro non mi ero mai distaccato, con un bagaglio di esperienze e di conoscenze e con un vissuto più forte".
Avvocato, si è anche emozionato. Più emozione o più amarezza?
Ma poi, sai, fare l'analisi dei sentimenti è difficile. Chiaramente quando si interrompe precocemente un mandato, l'amarezza mi sembra che sia connaturale, giusta che ci sia. E io non ho esitazione a manifestarla. L'emozione è stata tanta. E insomma non sono riuscito a contenerla e forse non era giusto che la contenessi.
Al suo successore quale è il suo suggerimento?
Ma io credo che la professoressa De Felice che non ho piacere di conoscere ha avuto già incarichi ed esperienze anche importanti da commissario della Camera di Commercio e tanti altri. Probabilmente sono io che avrei dovuto chiedere suggerimenti a lei se l'avessi conosciuta prima.
Potendo tornare indietro, avvocato, avrebbe fatto qualcosa di diverso?
"No, non avrei fatto qualcosa di diverso, forse qualcosa in più. Però io credo che ho obbedito sempre alla mia coscienza, a quella che è la mia linea comportamentale. Tornassi indietro farei le stesse cose anche l'assemblea postuma sulla sulle tariffe. Avrei dovuto essere più determinato e deciso a fine luglio e non essere accondiscendente sulla manovra tariffaria senza esigere un dibattito tra i sindaci questo sì, questa è una cosa che mi rimprovero, peraltro me la rimprovera anche mia moglie".
Si è sentito tradito dalla politica perché la sensazione è che le sue dimissioni siano anche la conseguenza di un atteggiamento che è maturato da parte della politica.
"Allora io però voglio dire una cosa in questo momento, così a bocce ferme, quando io sono stato nominato, rilasciai un'intervista in cui mi si chiese se la politica mi avesse posto delle condizioni. Io risposi che andavo a fare l'amministratore di Alto Calore senza regole di ingaggio, quindi io ero convinto che non avessi regole di ingaggio e devo dire che per lungo periodo interferenze non ne ho avute. Quando poi le questioni sono state anche di ordine politico le divisioni sono state all'interno di gruppi politici. È chiaro che in quel momento mi sono reso conto che ogni posizione avessi assunto sarebbe stata vista in quota a questo o a quel riferimento politico e perciò ho parlato di logiche distoniche.
Giuste o sbagliate, ma non obbedivano a logiche politiche. Qualcuno mi ha accusato di aver fatto baratti. Io ho risposto che a casa mia l'unico baratto è per una marca di cioccolata. Quindi, mi sono reso conto che in qualche modo il quadro si era complicato e potesse non essere più apprezzato, non più giudicato dal punto di vista oggettivo, ma visto sempre attraverso una valutazione distonica rispetto alla mia".
Quindi si può governare l'Alto Calore fuori dalle logiche politiche?
"Secondo me secondo me si può governare. A chi mi domandava di ripensarci, di ritrattare, ho detto che l'avrei fatto solo se ci fosse stato una designazione unanime e non perché a me piaccia, diciamo le designazioni plebiscitarie, ma perché ritengo che la politica debba fare un passo indietro da Alto Calore, per lo meno in questa stagione di crisi. Se la politica decidesse di essere completamente ai margini compie un atto di grande responsabilità. Quindi io auguro all'amministratore che mi succederà di essere in condizioni di percepire la presenza della politica attraverso una marginalità”.
