Danno fuoco al clochard per gioco: il racconto dei testimoni

Moglie dell'uomo vittima del rogo a Piazza Kennedy: «Sono stati dei ragazzini». Ascoltatela...

(Clicca sulla foto in alto e guarda l'intervista a uno dei testimoni) L'uomo, un 40enne di nazionalità ucraina, ora si trova ricoverato al San Giuseppe Moscati. Ha riportato diverse ustioni. Tutto sarebbe nato per un "gioco" di alcuni adolescenti.

Avellino.  

 

di Andrea Fantucchio 

«La tuta, che usava per pigiama, era incollata alla pelle. Ho visto larghe piaghe profonde sulla sua gamba destra. La carne puzzava di bruciato e il sangue continuava a uscire a fiotti. Lui si nascondeva dietro le piante, aveva paura gli facessero ancora del male». L'uomo di fronte a noi parla di quanto accaduto ieri sera nei giardinetti di Piazza Kennedy. (Clicca sulla foto in alto e guarda l'intervista di uno dei testimoni. A fine articolo tutte le foto)

Intorno alle 20 un rogo è divampato nella casetta al centro del parco, mentre all'interno si trovava un uomo. Holeg, quarantenne ucraino, senzatetto che spesso si arrangia in locali di fortuna a Mercogliano. In compagnia di Natasha, straniera anche lei. (Alle 14 tutte le interviste su Ottochannel, canale 696 del digitale terrestre, col collega Angelo Giuliani)

La vittima è ricoverata al San Giuseppe Moscati. E' stata trasferita alla città ospedaliera questa mattina, dopo aver rifiutato inizialmente il ricovero.

La ricostruzione degli inquirenti

Su quanto accaduto ieri sera sta indagando la sezione Volanti della Questura di Avellino. Oggi il vicequestore Elio Iannuzzi è tornato sul luogo dei fatti. E ha ascoltato diverse persone. Amici di Holeg, ma anche testimoni che si trovavano nei giardinetti ieri sera.

Secondo una prima ricostruzione, intorno alle 19.30 la vittima era con la campagna Natasha nei giardinetti. Aveva bevuto un po' troppo e per questo aveva quindi deciso di non tornare a Mercogliano.

Si era arrangiato in un giaciglio di fortuna che si trova nella casetta di Piazza Kennedy.

E' allora che un gruppo di quindici sedici adolescenti, fra i quali qualche ragazzina, si sarebbe avvicinato all'edificio. Prima qualche scherzo di cattivo gusto: i giovani avrebbero portato via i cartoni all'ingresso della struttura. Quegli stessi cartoni che i senzatetto utilizzano per conservare una parvenza di privacy. Poi i ragazzi avrebbero infastidito più volte la vittima, ubriaca e incapace di reagire. 

Fino a quando un passante, vedendo la scena, sarebbe intervenuto. E i ragazzi si sarebbero così allontanati. Solo di qualche metro, fermandosi nei pressi del monumento dedicato agli irpini morti in mare. Poi tre di loro sarebbero tornati nei pressi della casetta. Uno dei giovani, con un cane al guinzaglio, avrebbe lanciato all'interno della struttura una bottiglia con del liquido infiammabile.

Pochi minuti ed il rogo è divampato. Allarmati dalle fiamme, sono arrivati la compagna di Holeg e alcuni amici.

Il racconto dei testimoni:

Racconta uno di questi, Biliar: «Quando sono arrivato le fiamme erano già alte. Tutt'intorno la puzza di fumo acre. Holeg era spaventatissimo: temeva gli facessero ancora del male. Non è la prima volta che accadono episodi simili. Ci hanno già provato con Sergio. Lui dorme spesso là dentro».

Si tratta dello stesso Sergio che, lo scorso inverno, aveva trovato il cadavere dell'amico Angelo Lanzaro. Senzatetto morto di freddo in uno dei locali abbandonati del Mercatone a via Largo Ferriera.

Natasha, la compagna di Holeg, spiega: «Mio marito ha rischiato di morire. Mi ha detto di aver visto tre ragazzi avvicinarsi. Qualcuno ha gettato una bottiglia incendiaria all'interno».

Sono poi stati chiamati i soccorsi e la polizia municipale. Gli agenti al comando di Michele Arvonio hanno transennato la zona. Mentre il personale medico ha prestato le prime cure all'uomo. Ma questa mattina, Holeg aveva ancora fortissimi dolori causati dalle ustioni. Così è stato contattato il pronto soccorso. Un'ambulanza, giunta dalla città ospedaliera, ha caricato il quarantenne poi trasferito al Moscati dove si trova tutt'ora.

Reportage all'interno della struttura:

Quando siamo arrivati a piazza Kennedy, questa mattina, c'erano ancora i segni lasciati dalle fiamme.

All'interno della casetta un materasso appoggiato su delle assi di legno. Una lenzuolo con ricami verdi e un pesante piumone colorato di giallo e rosso. Sfumature accese che contrastano con i colori scuri delle mattonelle, annerite dalle fiamme e dal cimitero di sigarette che si trova ai piedi del letto. Un pezzo di comodino è utilizzato come un grande posacenere. Adagiato alla parete interna della struttura, un cuscino. Ai piedi del giaciglio un cartone con all'interno vestiti appallottolati e coperti di cenere.

All'esterno della casetta, in corrispondenza della parete che fa angolo con la porta d'accesso, una coperta leopardata. E' stata lanciata fuori poco dopo l'incendio. Il tentativo di Holeg di spegnere le fiamme. Sull'erba anche un secondo piumone e dei pezzi di legno bruciacchiati.

Il futuro della casetta di piazza Kennedy:

A Piazza Kennedy è arrivata anche l'assessore al Patrimonio, Paola Valentino. L'unica amministratrice di Piazza del Popolo a venire sul posto.

La Valentino parla del futuro della struttura di Piazza Kennedy: «La casina è stata aggiudicata da una ditta. A breve, dopo aver compiuto dei lavori, l’edificio verrà affidato. E la zona monitorata maggiormente. Sono costernata per quanto accaduto e mi risulta difficile pensare che ci siano persone che si accaniscono contro chi è meno fortunato».

L'appello all'amministrazione:

Proprio l'amministrazione Foti ha rischiato grosso. Un dramma sfiorato a centro città, dopo i numerosi appelli lanciati dai media le scorse settimane, per segnalare proprio la presenza dei senzatetto a piazza Kennedy. 

Ieri sera in tanti hanno pensato al povero Angelo Lanzaro, senzatetto trovato cadavere nel Mercatone lo scorso inverno. Ucciso dal freddo e dalla dimenticanza di quelle stesse istituzioni che non avevano ascoltato i suoi appelli raccolti dai media. Angelo apparteneva a quell’umanità ai margini che, non sapendo a chi chiedere aiuto, si arrangia come può. E prolifera in situazioni di precarietà, abitando “non luoghi” come il Mercatone.

Già teatro di un dramma nel 2007. Quel nove gennaio a morire ustionato era stato un senzatetto di origine polacca che, come Angelo, aveva trovato asilo nel Mercatone. Fatale una piccola stufa che l’uomo aveva utilizzato per tentare di scaldarsi. Per la prima volta, la comunità avellinese aveva udito l’urlo di dolore degli emarginati. Nelle scorse settimane l’eco di quelle stesse grida, era stato raccolto da Sergio, l’amico di Angelo, che si era arrangiato a vivere nella casetta di Piazza Kennedy. 

Più volte anche lui aveva chiesto aiuto.

“Non voglio morire come Angelo”, diceva.

Adesso che la tragedia è stata sfiorata, ci chiediamo se qualcosa verrà fatto da parte delle istituzioni locali. Non è sufficiente barricarsi dietro le difficoltà delle procedure, a partire dal registro dei senzatetto. Con l’inverno alle porte, servono soluzioni. La scusa e il burocratese non salvano vite e neanche la dignità degli amministratori.