La fuga, la sparatoria: fermato rapinatore di via Tagliamento

Ronga ha provato a difendersi sparando dei colpi di pistola. Poi è stato ferito.

Nel 2012 con alcuni complici aveva preso di mira una gioielleria di via Tagliamento. Le cose non erano però andate come i criminali si aspettavano.

Avellino.  

 

di Andrea Fantucchio 

La tentata rapina, lo scontro a fuoco, poi la fuga. Di Filippo Ronga ad Avellino si erano perse le tracce dal quel 5 ottobre 2012. Quando con altri tre complici aveva tentato di rapinare la gioielleria “Lo Smerlado” di via Tagliamento.

Una latitanza durata fino a ieri sera. Quando Ronga è stato coinvolto in uno scontro armato con i carabinieri nel quartiere Castellone di Formia. Secondo una prima ricostruzione i militari, dopo aver riconosciuto il latitante, gli avevano intimato di fermarsi. Inutilmente. Ne è nato lo scontro a fuoco nel quale Ronga è rimasto ferito. Fermate anche le due persone che lo accompagnavano.

 Sul posto è intervenuta un'ambulanza che, dopo aver caricato il ferito, è partita a sirene spiegate in direzione dell'ospedale “Dono Svizzero” di Formia. Dove Ronga si trova in stato d'arresto. A suo carico le ipotesi di omicidio, resistenza a pubblico ufficiale e porto abusivo di arma clandestina.

Nel 2012 – come detto – il tentativo di rapina ad Avellino. Il grosso della banda, compreso Ronga, era rimasto all'esterno della gioielleria. A entrare era stato solo un 21enne, all'epoca dei fatti incensurato. Quella sera, per lui, si era trattato di un “battesimo del fuoco”. Ma qualcosa era andato storto. Anche il proprietario del negozio, infatti, aveva una pistola. Erano stati esplosi alcuni colpi. Poi c'era stata la fuga dei malviventi. Ma il circuito di telecamere aveva ripreso in volto i rapinatori. Nelle settimane successive erano stati tutti identificati e arrestati eccetto Ronga. 

L'uomo è considerato un affiliato del clan camorristico Ranucci di Sant'Antimo. Per gli investigatori della Dia Ronga ricopriva una posizione di spicco nel sodalizio criminale in continua espansione. Il clan, infatti, approfittando del vuoto di potere nella criminalità partenopea, si stava espandendo sul territorio. Attraverso estorsioni, spaccio e rapine che non danno tregua alla periferia napoletana