Irpinia, pale eoliche incendiate per il pizzo: 5 arresti|VIDEO

Le immagini di come agivano gli indagati arrestati. E i dettagli dell'inchiesta.

Cinque arresti in un'indagine che contesta a vario titolo i reati di tentata estorsione e danneggiamento in seguito a incendi. Nel mirino gli imprenditori dell'eolico.

Bisaccia.  

 

di Andrea Fantucchio e Gianni Vigoroso

Tentata estorsione e danneggiamento seguito da incendio. Sono state arrestate cinque persone accusate di aver minacciato in più occasioni alcuni imprenditori irpini titolari di aziende che gestiscono impianti eolici. (Clicca sulla foto di copertina e guarda uno dei video che ha permesso di incastrare gli indagati. A fine articolo le foto della conferenza a Sant'Angelo dei Lombardi. Alle 14, su 696 Tv, tutte le interviste). 

I dettagli dell'inchiesta

A eseguire gli arresti sono stati i carabinieri della compagnia di Sant'Angelo dei Lombardi, agli ordini del capitano Ugo Mancini. Le misure cautelari richieste dalla Procura, e firmate dal gip, sono arrivate a termine di un'attività di indagine durata due anni. Gli indagati, fra i quali alcuni irpini e foggiani, avrebbero danneggiato alcune turbine di impianti eolici in Alta Irpinia. Per poi minacciare gli imprenditori di pagare il pizzo per non avere più danni simili.

Fra gli episodi contestati c'è l'incendio di una pala eolica avvenuto a Lacedonia ad agosto del 2017. Tre mesi prima un trasformatore, di un altro impianto eolico, era stato danneggiato a Bisaccia con l'utilizzo di una catena di ferro. L'azienda era così stata costretta a sospendere la propria attività.

Decisive, nell'attività di indagine, alcune immagini raccolte dai servizi di telecamere private. In un video si vedono uomini incappucciati cospargere di liquido infiammabile una turbina per poi darle fuoco.

L'allarme di Cantelmo: «L'indagine è solo all'inizio»

Il Procuratore, Rosario Cantelmo, ha spiegato che: «In Alta Irpinia, a confine con la Puglia, eravamo sicuri che potessero esserci episodi criminali simili da non sottovalutare. L’operazione non si è conclusa, ci sono infatti altri elementi al vaglio degli investigatori. Abbiamo scelto la caserma di Sant'Angelo per far sentire la vicinanza della Procura a questa terra. Siamo vicini ai cittadini. Bisogna restare allerta». Il magistrato, infatti, non esclude che il racket ipotizzato intorno agli impianti eolici potrebbe essere decisamente più vasto. E radicato in una terra già in passato oggetto di episodi simili.

Il comandante di Sant'Angelo dei Lombardi, Ugo Mancini, e quello del comando provinciale, il colonnello Massimo Cagnazzo, hanno lodato «la collaborazione offerta dagli imprenditori che gestiscono gli impianti eolici e dai privati cittadini». Oltre a rimarcare l'importanza ricoperta dai servizi di telecamere private.

Nei prossimi giorni gli indagati saranno interrogati dal gip. E avranno la possibilità, se non resteranno in silenzio, di offrire la loro versione dei fatti.