Diplomi falsi, la prof conferma: «Attestato e firma fasulli»

Ascoltata la presidente di una commissione esaminatrice di una scuola sotto inchiesta.

Questa mattina, oltre alla esaminatrice, sono stati ascoltati anche gli investigatori nel processo a carico dell'ex collaboratore della Cisl di Avellino e di un esaminatore di un istituto privato avellinese.

Avellino.  

 

di Andrea Fantucchio 

«Questo diploma è falso. E quella firma non è la mia». Le parole della professoressa sono state pronunciate con tono pacato, ma hanno avuto il peso di un macigno. Perché proverebbero l'ipotesi della Procura di Avellino, ossia l'esistenza di diplomi falsi per vincere i concorsi Ata. Questa mattina è stato celebrato il processo a carico di un ex collaboratore esterno della Cisl di Avellino (avvocati Generoso Pagliarulo e Giovanni Iacobelli), finito al centro di un servizio di denuncia di Striscia la Notizia, e di un esaminatore di un istituto di formazione privata avellinese.

Il pm, Antonella Salvatore, ha mostrato alla testimone un diploma di abilitazione per operatore socio sanitario. Il documento era intestato alla donna che, nel servizio di Striscia, sembra comprare il diploma dal collaboratore esterno della Cisl.

«Come dicevo questo documento è falso. Il numero di registro “29” non so a cosa si riferisca. Poi c'è scritto presidente della quarta commissione: io avrei nominato altre tre persone, ma non è così. Il diploma è stato rilasciato dalla segreteria, ma non certo firmato da me». Ha ribadito la signora che ha svolto il ruolo di procuratrice scolastica dal 2000. E che firmava, fino al cambio della normativa, i diplomi di idoneità da un anno all'altro e quelli relativi alle abilitazioni personali per il terzo anno. A Santa Maria Capua Vetere (Caserta) le classi non superavano mai i quindici sedici studenti, che potevano essere per metà privatisti. Come il caso della donna che è finita nel servizio di Striscia. E il cui nome appare nel registro di presenza. Lo ha chiarito il aula il maresciallo del nucleo investigativo di Avellino, Nunzio Fiore Colella: «Abbiamo eseguito una perquisizione nella scuola casertana. C'era anche un registro scritto a mano, di oltre cento pagine, con tutti i nomi degli alunni che avevano ricevuto il diploma a partire dall'anno 2002. C'era anche il nominativo di quella donna (finita nel servizio di Striscia) ma senza la firma che attestava il ritiro del documento».

I carabinieri avevano perquisito anche un istituto paritario avellinese. Dove fra i documenti, ha spiegato il maresciallo, c'erano anche «fatture, appunti, nominativi ricollegabili al collaboratore esterno della Cisl sotto indagine». Il comandante del nucleo investigativo, Quintino Russo, ha ricordato che: «Le indagini sono partite a ottobre del 2017. Dopo il servizio di denuncia di Striscia. Siamo risaliti all'identità del collaboratore della Cisl e abbiamo iniziato l'attività di intercettazione».

Sono seguite diverse perquisizioni: una a casa dell'imputato e le altre proprio nella scuola casertana e in quella avellinese.

La difesa dell'esaminatore, affidata agli avvocati Giuseppe Saccone e Gerardo Di Martino, ha chiesto agli investigatori se sapessero che tipo di istituti fossero i centri Eipass e Cepass. E soprattuto se conoscevano gli enti ai quali facevano capo anche per il rilascio dei diplomi. Oltre che la procedura informatica. Questo per cercare di smontare le accuse a carico dell'imputato.

Gli investigatori hanno spiegato di non aver approfondito questo aspetto perché non era stato considerato utile all'indagine. La difesa si è anche focalizzata sul ruolo di “pubblico ufficiale” che sarebbe stato impropriamente attribuito all'imputato nella formulazione del capo di imputazione.  Si torna in aula il prossimo dieci ottobre. Dinanzi al Collegio presieduto dal giudice, Roberto Melone. Intanto l'indagine procede e conta, oltre alle due persone finite a processo, altri sei indagati fra Avellino e l'hinterland.