di Andrea Fantucchio
La finanza aveva sequestrato 20mila euro a due imprenditori conciari della Valle dell'Irno accusati di riciclaggio e false fatturazioni per operazioni inesistenti. Un sequestro che aveva avuto una notevole eco: visto che gli indagati erano stati trovati con addosso cospicue somme di denaro che avevano insospettito gli investigatori, spingendoli a eseguire delle perquisizioni domiciliari e ad acquisire anche documenti relativi all'attività svolta.
Ora il provvedimento è caduto davanti ai giudici del Riesame: i soldi dovranno essere immediatamente restituiti ai proprietari. Gli avvocati, Ennio Napolillo e Raffaele Moretti, hanno puntato il dito contro diverse lacune presenti nel decreto di sequestro. A partire dalla assenza finalità del provvedimento che non appariva adeguatamente giustificato. Anche perché – su questo punto la difesa è stata esaustiva – non c'erano altre indagini da compiere sulle banconote, eccetto quelle relative ai numeri di serie già realizzate. Inoltre, proprio il denaro, rispetto alle contestazioni (riciclaggio e false fatturazioni), non può intendersi come corpo di reato e quindi rimanere sotto sequestro. I giudici del Riesame di Avellino (Roberto Melone, Francesca Spella e Antonio Feleppa) hanno condiviso tutte le eccezioni sollevate dagli avvocati e disposto la restituzione della somma ai due imprenditori.