Isochimica, la strage continua: muore un altro operaio

Un dramma infinito. Messaggi di cordoglio da amici e parenti di Umberto Carpentieri.

Avellino.  

 

di Andrea Fantucchio 

Una strage senza fine: un destino inesorabile. Un altro operaio dell’ex Isochimica di Pianodardine, stabilimento della zona industriale di Avellino, che ha perso la sua battaglia più importante. Umberto Carpentieri è la ventiseiesima vittima della fabbrica della morte. Uno dei lavoratori che, a metà degli anni ’80, a Pianodardine, scoibentava a mani nude l’amianto dalle carrozze nell’azienda di Elio Graziano. La notizia del decesso si è diffusa via facebook attraverso i messaggi di cordoglio arrivati da ex colleghi e amici di Umberto.

"Oggi è venuto a mancare ancora uno di noi. Esprimiamo tutta la nostra vicinanza alla famiglia di Umberto Carpentieri. Finirà mai questa mattanza, maledetta Isochimica", scrive un ex collega dell’operaio.

“Avrei voluto scrivere altro – gli fa eco il consigliere di Avellino, Alfonso Laudonia -  ma oggi è un giorno triste. È venuto a mancare Umberto Carpentieri. Un altro lavoratore, combattente della ex Isochimica. La vicinanza di un post è poca cosa e nulla potrà portare indietro Umberto o i tanti che già ci hanno lasciato, ma dobbiamo avere la forza di continuare a combattere. Queste persone devono trovare giustizia. Tutti noi dobbiamo trovare giustizia”.

Umberto – che da tempo abitava a Pratola Serra e combatteva con la malattia causata dall’inalazione di amianto – era fra le oltre 200 parti offese nel processo che si sta tenendo nell’aula bunker di Napoli. Dove la giustizia sta cercando di rincorrere, per ora vanamente, un destino ineluttabile che continua a mietere vittime. Il conto di un silenzio che per anni ha finito per relegare all’oblio quanto vissuto da decine di operai che hanno compromesso per sempre la propria vita. In anni di permanenza nell’ex Isochimica dove hanno inalato e scoinbentato amianto a mani nude. Domani sono previsti – proprio a Pratola Serra – i funerali di Umberto. E' prevista una affluenza di massa: l'ex operaio infatti era stimato da tutti e molto conosciuto in paese.

Scrive Tony Della Pia, segretario provinciale Rifondazione Comunista - federazione Irpina: “Continua la mattanza, èdeceduto l'ennesimo ex operaio della fabbrica killer, l'Isochimica di Avellino. Questa vicenda è drammatica perché narra della vita di centinaia di giovani che all'epoca, parliamo degli anni ottanta, pur di lavorare, in un territorio rurale, colpito da un fortissimo sisma, cercarono ogni percorso utile, anche l'umiliazione della raccomandazione, per essere assunti. L'Isochimica lavorava per conto delle Ferrovie dello stato, quale migliore opportunità, sopratutto dopo la promessa che, terminata la decoibentazione, gli operai sarebbero stati assunti tutti dalla casa madre, appunto le Ferrovie dello Stato! - Continua -. L'epilogo è stato diverso e tragico, oggi sono tutti adulti, troppi sono morti, tantissimi ammalati, colpiti da patologie asbesto correlate. Il potere politico istituzionale fino ad oggi ha adempiuto a risolvere parzialmente quanto avrebbe dovuto fare, dopo decenni di lotte ha concesso il pre-pensionamento ad una buona parte degli ex lavoratori, un diritto sacrosanto che è costato anni di rivendicazioni ed oggi viene venduto come una conquista. E’ vergognoso, si continua a mortificare la dignità di quei lavoratori, che non hanno perso l'abitudine della subalternita'; ma posso capire, ho imparato a farlo guardandoli negli occhi, uno per uno, leggendo le loro paure - Chiarifica Della Pia - Non accetto e non capisco invece il perenne silenzio della città di fronte al l'inadeguatezza dei controlli sanitari, degli ex dipendenti e dei residenti di Borgo ferrovia, riguardo ad una bonifica che prosegue a singhiozzo, mentre il "mostro", proprio l’ex Isochimica, domina violento ed incontrastato in quel territorio, ma sopratutto non concepisco l'indifferenza rispetto ad un processo espropriato alla cittàche probabilmente, spero di no, saràuna farsa tra colpevoli defunti, societànon più esistenti, imputati colpevoli solo della loro "ignoranza", prescrizioni e atti burocratici vari. Resta una lapide oramai sbiadita apposta all'ingresso del "campo di concentramento" , quelle parole erano, sono e saranno la vera spiegazione. Porgo le mie condoglianze alla famiglia dell'ennesima vittima dello sfruttamento.