Voto di scambio, assolto l'ex manager Acs Gabrieli

Il processo nell’ambito dell’inchiesta stralcio su Azienda Città Servizi

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Avellino.  

Assolto perché il fatto non sussiste, l'ex manager dell'Acs, Azienda città Servizi di Avellino, Amedeo Gabrieli, è stato assolto dal reato di corruzione elettorale. Il processo nasce da un'indagine che portò all'arresto di decine di persone. Da qui nacque un altro filone di inchiesta. Ci fu uno stralcio proprio per Gabrieli. 

Secondo le indagini, l'ex amministratore di Acs avrebbe promesso un posto di lavoro in cambio di alcuni voti in favore del candidato presidente al consiglio regionale e di un consigliere. Ad avvalorare la tesi della Procura, alcune intercettazioni raccolte dagli uomini della Squadra Mobile di Avellino nel corso dell'inchiesta. 

Per la difesa, prove comunque non sufficienti a sostenere l'accusa: nelle intercettazioni raccolte non ci sarebbero elementi tali e incontrovertibili per giustificare il capo d'imputazione. Ed è così che oggi il giudice gli ha dato ragione.

Soddisfazione, quindi per la difesa rappresentata dall'avvocato Gerardo De Martino: «Non c'è stato nessun voto di scambio, non si è verificata nessuna corruzione elettorale. Il fatto non sussiste. E non sussiste per davvero perchè così stabilito, oggi, dal Tribunale di Avellino. Il punto è sempre lo stesso: si è molto lontani dalla verità se si afferma di aver accertato o di aver verificato l'esistenza di un fatto, come è accaduto in questo caso per lo scambio di voti, e come è capitato di fare a Procura della Repubblica e polizia giudiziaria di Avellino nel corso di conferenze stampa allestite al momento dell'arresto o durante le indagini. In realtà, e non nutro alcun timore di smentita, quelle sono fasi in cui non si accerta e non si verifica proprio alcunchè, ai fini della verità.

Nessuno mai potrà sostenere il contrario. Al massimo, si raccolgono elementi per costruire un'ipotesi di accusa e chiedere di celebrarvi un processo. Ma ciò che è ipotesi, ipotesi rimane. E una ipotesi non potrà mai diventare verità, se non dopo un processo, dopo aver raccolto le prove ed ascoltato la difesa, ma soprattutto per mano di un giudice e giammai di un pubblico mistero o della polizia giudiziaria. Questo caso, il caso Gabrieli, collegato alla dichiarata insussistenza del fatto di corruzione elettorale da parte del Tribunale, dimostrano, in tutta la sua forza, quanto sia aberrante e distruttivo, per la persona che subisce il procedimento, scambiare per verità ciò che non lo è, prima di averla effettivamente accertata e verificata nell'unico modo stabilito dall'ordinamento. Lo stesso che, oggi, ha condotto alla pubblicazione di una sentenza di assoluzione perchè il fatto non sussiste, resa nei confronti di un colpevole che in realtà era solo un innocente».