Triste domenica delle palme: nuovo decesso ad Ariano

"Soli, con il nostro dolore, con i tamponi che sbarrano le porte all’affetto ed al conforto"

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La disperazione di un figlio...

Ariano Irpino.  

"Purtroppo il mio papá non ce l’ha fatta. Una lotta impari contro il tempo, la burocrazia ed un nemico infame. Papà era un uomo buono, sempre pronto ad aiutare il prossimo sacrificando se stesso, e lo ha fatto fino alla fine."

E' il disperato annuncio di un figlio, lontano per lavoro dalla sua terra, Ariano Irpino, che sta vivendo a distanza il dramma dei suoi genitori entrambi positivi al Covid-19 nel centro storico del tricolle. Suo padre 78 anni, persona squisita, dai toni sempre garbati e affabili con tutti è morto in ospedale nel reparto Covid dove era stato ricoverato una settimana fa e sua mamma è ora a casa, positiva purtroppo anche lei, sola, a lottare contro questo terribile nemico.

"Avrei voluto abbracciarti, avrei voluto dirti tante cose e chiederti scusa per i dolori e le ansie che ti ho dato, ne parleremo la notte. Ora non piango, “i maschietti non piangono” dicevi...peró ora è dura. Vorrei abbracciare mamma, ma non posso fare nemmeno quello. Questo è la triste realtà di questa epidemia: soli, con il nostro dolore, con i tamponi che sbarrano le porte all’affetto ed al conforto."

Un dramma nel dramma. Se qualcuno puó portare conforto ad una povera vedova positiva al tampone, con tutte le precauzioni necessarie, d'intesa con gli organi competenti, protezione civile e volontariato, lo faccia. La donna non necessita di aiuti alimentari ma soprattutto di assistenza sanitaria.

Lo scorso sabato 28 marzo il figlio dell'anziano aveva lanciato questo appello al nostro giornale, prima ancora del ricovero in ospedale.

"Il mio è un disperato appello per i miei genitori che da più di una settimana sono chiusi in casa fra i vicoletti del centro storico in sorveglianza sanitaria obbligatoria. C'è chi come mio padre i primi di marzo è stato in contatto con il compianto Don Antonio e dopo una settimana ha cominciato ad avere febbre alta che, nonostante tachipirina ed antibiotici prescritti dal medico di base, persiste e non lo abbandona. Vale la pena evidenziare che l’unica persona che può prestargli assistenza è mia madre, cardiopatica, diabetica e con una forma cronicizzata di artrite reumatoide. Alla tenera età di 79 anni, ha dovuto imparare a fare le punture. Purtroppo negli ultimi tre giorni papà ha cominciato a bere con il contagocce e mangia poco e niente, mamma è disperata perché lui sta precipitando in uno stato di torpore sempre più profondo limitando le comunicazioni a poche e bofonchiate parole, spesso senza senso. Il 118 si è messo in contatto con mamma il 26 marzo ma, siccome non ha problemi respiratori, non è stata mandata una equipe se non altro per vedere come stesse e soprattutto se avesse bisogno di terapie aggiuntive rispetto a quelle già fatte. Ieri, 27 marzo, il medico di base è andata a trovarli riscontrando papà affetto da uno stadio iniziale di polmonite prescrivendo di continuare la terapia antipiretica/antibiotica. Lo stato confusionale nel quale papà sta precipitando molto probabilmente è dovuto ad una forma acuta di disidratazione che potrebbe essere risolto con semplici flebo di soluzione fisiologica e glucosio, ma chi gliele potrebbe mai fare se non mamma? Ho provato a contattare un’infermiera ma, essendo sprovvista dei necessari Dpi, a tutela anche delle altre persone che assiste, costernata mi ha suo malgrado dovuto indirizzare nuovamente al 118. Ad oggi nessuna assistenza efficace, nessun tampone e mamma sta crollando psicologicamente. L’epilogo credo si stia profilando all’orizzonte. Mi pongo alcune domande: quante persone anziane si trovano nelle stesse condizioni nei vicoletti del centro storico? Possibile che se non sei Covid  positivo non vieni assistito in alcun modo? Il Comune o l’Asl cosa aspettano a pubblicare un elenco di personale infermieristico che, dotato dei previsti Dpi, possa prestare comunque assistenza a tutte le persone isolate in casa? Ti prego di continuare a dare voce alla comunità ed ai deboli."

All'appello era seguito immediato l'interessamento della Pubblica Assistenza Vita con in prima persona il presidente Guglielmo Ventre, già attivamente impegnata al fianco di ammalati, persone sole e indigenti. Oggi il triste epilogo per l'anziano, che purtroppo come accaduto per molti altri, partiti a bordo di un'ambulanza, non farà mai più ritorno nella sua casa ad abbracciare sua moglie anche lei costretta ora a lottare contro quel nemico che li ha divisi ingiustamente e per sempre.