I giudici della Corte di Assise di Avellino non hanno riconosciuto l'aggravante dei futili motivi così come chiesto dalla Procura di Avellino e dalla parte civile. I giudici della Corte di Assise nelle trenta pagine di motivazioni depositate - con la quale a gennaio sono stati condannati per l’omicidio del giovane Roberto Bembo i tre imputati - hanno dapprima ricostruito analiticamente la vicenda e poi hanno illustrato le ragioni della condanna inflitta (sedici anni ed otto mesi per Niko Iannuzzi, autore materiale del delitto, sedici anni ai fratelli Lucamaria e Daniele Sciarrillo, accusati di concorso in omicidio difesi dagli avvocati Gaetano Aufiero e Stefano Vozella). Condanna più lievi rispetto alle richieste avanzate dal pubblico ministero Vincenzo Toscano e dalla parte civile rappresentate dall'avvocato Gerardo Santamaria.
Le ragioni della decisione
Ad avviso dei giudici della Corte di Assise di Avellino non sussistono i futili motivi, perchè in base ai video e a quanto emerso nell'istruttoria dibattimentale "consentono di affermare che la condotta omicidiaria ascritta ai tre imputati rappresenta non già l’evoluzione ed il tragico epilogo dell’azione iniziata nei pressi del Bar Verdarina, occasionata da motivi riconducibili al parcheggio delle autovetture, bensì un’autonoma azione scaturita dalla decisione di Roberto Bembo, dopo che la lite era stata sedata ed gruppi contrapposti si erano allontanati, di raggiungere il gruppo rivale sul lato della strada ove aveva trovato riparo".
Due distinte azioni
Dunque, ad avviso dei giudici della Corte di Assise di Avellino, all'alba del primo gennaio 2023 vi furono due distinte azioni poste in essere dagli imputati: la prima ultimata con la lite generata da problemi di viabilità e per il parcheggio e la seconda che ebbe inizio quando Roberto Bembo decise di raggiungere il gruppo rivale, terminata con il letale ferimento del 21enne. Per i giudici, l'azione omicidiaria scaturì da altro motivo, ma certamente non trova le sue ragioni nell'iniziale litigio. "Dunque ebbe termine nel volgere di pochi attimi. Quello che ulteriormente seguì, scaturi da altro motivo o fu del tutto immotivato”.
Altri passaggi salienti delle motivazioni
“Questa Corte non ritiene che i giovani sentiti nella immediatezza dei fatti abbiano deliberatamente omesso alcuni passaggi fondamentali- scrivono i giudici - essendo egualmente verosimile che, nella concitazione del momento, non abbiano dato peso alla precisa sequenza dei fatti – peraltro racchiusi davvero in pochissimi minuti – non potendo immaginare le gravi conseguenze di quello che stava accadendo sotto i loro occhi, così come nemmeno è da escludere che fra ragazzi involontari protagonisti degli accadimenti vi sia stato un reciproco, involontario, contagio dichiarativo che ha portato, in- ognuno di essi, a fondere il personale ricordo con quello degli altri”.
Le immagini registrate alle 7:04
A questo punto viene valorizzato l’altro elemento in mano agli inquirenti, il video: “E tuttavia è inevitabile che questa Corte debba privilegiare quanto caduto sotto la diretta percezione di tutti attraverso la visione del filmato che, sia pure non completamente chiaro, non fosse altro perché ripreso da telecamere posizionate a circa venti metri di distanza, restituisce una dinamica dei fatti il cui connotato più evidente è rappresentato dal fatto che, dopo una iniziale colluttazione di pochissimi attimi, la lite ebbe termine con l’abbandono del luogo da parte dei due gruppi di giovani: quello dei tre imputati che raggiunge il lato opposto della strada, portandosi nei pressi del marciapiedi, e quello degli amici di Roberto Bembo che si dirige invece in direzione del Verdarina Caffè, ove erano parcheggiate le due autovetture. Questo è quanto plasticamente evidenziano le immagini negli attimi registrati alle 7:04.
In tali frangenti l’unico che rimane sul posto è proprio Roberto Bembo, il quale si intrattiene con il corpo – ed evidentemente lo sguardo – rivolto verso i tre imputati. All’improvviso come visto – egli per ragioni che sono rimaste oscure (anche perché proprio questo momento non è stato riferito da alcuno dei testi oculari) inizia a correre in direzione degli imputati, raggiungendoli dall’altro lato della strada, nel punto ove avrà luogo la colluttazione fatale”.
No alle attenuanti generiche
Per i tre imputati neanche la concessione delle attenuanti generiche: "In definitiva, le immagini riprese dalla telecamera inquadrano i tre imputati tutti nell’ atto di colluttare con Roberto Bembo; i tre restano uniti, fino a che non è questi adallontanarsi da loro barcollante ed insanguinato, con una mano al collo all’evidente fine di tamponare la ferita. I fratelli Sciarrillo, nel momento topico dell’azione, non vanno via, non si allontanano come pure avrebbero potuto fare alla vista del coltello impugnato dall’amico lannuzzi, ma rimangono al suo fianco, forti anche del fatto che -come già evidenziato -nessuno degli amici di Roberto si avvicina per dare a questi un aiuto. Cosi provata la penale responsabilità degli imputati nei termini precisati, ritiene questa Corte che stante la gravità del delitto di cui si resero autori nessuno degli imputati possa beneficiare delle attenuanti generiche”.