di Paola Iandolo
Il Tribunale Amministrativo Regionale della Campania, sezione distaccata di Salerno, ha accolto il ricorso presentato dalla M. C. S.r.l. con il core business ad Atripalda contro la decisione del Prefetto di Avellino. Il gruppo imprenditoriale era stato escluso dalla White List, per presunte irregolarità riconducibili alla normativa antimafia. Ma i giudici del Tar di Salerno hanno annullato il provvedimento emesso dalla Prefettura in data 10 luglio 2024.
La ricostruzione
L’8 dicembre 2023 la Prefettura di Avellino aveva negato l'nserimento del gruppo imprenditoriale nella White List. Nel corso del procedimento, la società ha presentato motivi aggiuntivi anche contro un ulteriore provvedimento, adottato il 1° marzo 2024, in seguito a un’istanza di autotutela. È intervenuta, inoltre, un’ordinanza cautelare del TAR successivamente confermata dal Consiglio di Stato che ha condotto la Prefettura a riesaminare la vicenda, coinvolgendo anche gli uffici territoriali di Roma e Firenze, interessati da provvedimenti analoghi nei confronti di società collegate alla medesima proprietà.
La decisione del Tar
Il Tar ha dichiarato superati e improcedibili, gli atti impugnati dell’8 dicembre 2023 e del 1° marzo 2024, in quanto sostituiti dal provvedimento del 10 luglio. Ha invece accolto i motivi aggiuntivi riferiti a quest’ultimo, ritenendolo carente di motivazione. Secondo i giudici, la Prefettura di Avellino non ha adeguatamente giustificato l’esclusione delle misure di collaborazione previste dall’articolo 94-bis del Codice Antimafia. Ad avviso dei giudici amministrativi non vi è stata un’adeguata valutazione circa la possibilità che eventuali contatti con ambienti criminali siano stati meramente episodici e che la situazione dell’impresa risulti sanabile, anche alla luce delle misure correttive già adottate.
Ulteriori passaggi
Ora la Prefettura di Avellino ha la possibilità di adottare un nuovo provvedimento, nel rispetto delle indicazioni fornite dal TAR. Una eventualità, quest'ultima, che l'avvocato Giuseppe Morbidelli, difensore dell'azienda, si è già detto pronto ad impugnare: "Il TAR ha confermato ciò che abbiamo sempre ribadito: l'insussistenza di prove riguardo a una presunta vicinanza dell'azienda ai clan".