Parte una scintilla durante i lavori e la geostuoia in pochi secondi va in fiamme fino a far temere il peggio lungo il costone di via Anzani, dove sono in atto gli interventi di consolidamento. Momenti di panico tra i residenti nel centro storico di Ariano Irpino.
E' stato grazie al tempestivo intervento degli stessi operai, fortunatamente presenti e di qualche abitante se l'incendio è stato circoscritto.
L'arrivo dei vigili del fuoco da Grottaminarda, intervenuti con un modulo più piccolo da via D'Afflitto e vico Lapronia, unico versante di accesso più agevole dal quale azionare un naspo ha definitivamente messo in sicurezza l'area scongiurando ogni ulteriore rischio. Letteralmente impossibile da quel punto accedere con l'Aps.
Circa 200 metri di geostuoia interessata dall'incendio, danni ingenti ad un macchinario utilizzato per gli interventi tesi a favorire il rinverdimento del versante. Sul posto pattuglie in auto e moto della polizia municipale.
Si tratta di un’opera importante per la messa in sicurezza del versante, da tempo interessato da fenomeni di instabilità e arretramento.
L'intervento prevede la realizzazione di micropali lungo il bordo sommitale della scarpata e l’installazione di reti chiodate lungo tutta la parete, fino a raggiungere il muraglione esistente alla base. Una soluzione tecnica pensata per garantire la stabilità della scarpata e proteggere le aree sovrastanti, oggi sempre più a rischio.
Secondo studi geologici condotti negli anni, le scarpate dei fossi di Ariano Irpino sono soggette a un arretramento medio annuo compreso tra 5 e 10 centimetri, a causa dell’azione combinata di fattori naturali come piogge, gravità e alterazione della roccia.
Due le principali morfologie osservate in queste aree ci fa notare il geologo arianese tra i più esperti in Campania Egidio Grasso che nel corso degli anni ha seguito con particolare attenzione attraverso una serie di indagini geognostiche questo versante antico della città.
"Pareti subverticali e spoglie, in cui i blocchi di roccia si distaccano progressivamente per effetto della decompressione e degli agenti atmosferici, versanti più inclinati e ricoperti da vegetazione, soggetti a fenomeni di scivolamento del terreno superficiale, spesso innescati dall’immissione d’acqua e dalla perdita di coesione tra la copertura alterata e la roccia sottostante.
In entrambi i casi, il risultato è lo stesso: l’arretramento progressivo del pendio e la perdita di superfici stabili a monte. L’intervento in corso punta proprio a contrastare questo processo, preservando la sicurezza del territorio e delle infrastrutture vicine".
