Mercogliano, Tentata rapina da Gioie: giudizio immediato per Liotti e altri

L'irpino Francesco Liotti è considerato il basista del gruppo

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Mercogliano.  

di Paola Iandolo 

La Procura di Avellino ha chiesto ed ottenuto dal Gip il processo con giudizio immediato nei confronti di sei destinatari della misura cautelare firmata dal Gip del Tribunale di Avellino Antonio Sicuranza ed eseguita dalla Squadra Mobile della Questura di Avellino, agli ordini del vicequestore Aniello Ingenito, per la tentata rapina alla Gioiellleria Gioie di Mercogliano. Il sostituto procuratore che ha coordinato le indagini, il pm Cecilia Annecchini ha chiesto ed ottenuto il giudizio.

Tra i sei arrestati ci sono due irpini che hanno fornito appoggio al gruppo proveniente da Napoli per realizzare il colpo in Irpinia:il basista Francesco Liotti  e Stefano Giella, insieme ad altri quattro soggetti. Coinvolte anche due donne componenti il gruppo che dovevano farsi aprire la porta della gioielleria fingendosi interessate ad un acquisto. Dalle pagine dell'ordinanze emerse che una delle due donne tratte in arresto a giugno scorso e fuggita insieme alla complice a bordo di una Fiat Panda era stata reclutata su Tik tok da un'altra donna. Per la sua partecipazione alla rapina le avrebbero consegnato dai 2 ai 3 mila euro.

 "Dovevo limitarmi a fare aprire la porta della gioielleria". Ha raccontato la donna fornendo dei dettagli anche sugli incontri avvenuti all'interno di un autolavaggio di via Giulio Acciani. La donna ha anche ricostruito il ruolo avuto da Francesco Carlo Liotti, finito in carcere in tutta la vicenda. La donna ha precisato che Liotti è stato l'organizzatore della rapina e ha fornito ai rapinatori l'auto di un cliente, la T-Roc dopo aver sistemato targhe di cartone. Ha raccontato che nel tragitto dall'autolavaggio fino alla gioielleria la targa fasulla cadde. Circostanza che scatenò la rabbia di Liotti, preoccupato per l'identificazione dell'auto.

I rapinatori dunque furono costretti a scendere dall'auto e sistemare di nuovo la targa in cartone prima di giungere a Torrette di Mercogliano. Dalle indagini è emerso che l'auto guidata da Liotti faceva "da staffetta" per segnalare la strada agli altri componenti della banda, tutti provenienti da Napoli. Il supporto logistico all'operazione viene addebitato anche a Stefano Giella. I malviventi furono costretti a scappare a mani vuote grazie all'intervento del titolare di un'altra attività adiacente alla gioielleria.