Avellino e Benevento unite contro il biodigestore

Unione per contrastare la costruzione dell'impianto a Ponte.

In convegno numerosi esponenti del centrodestra nel corso dell'iniziativa “Primavera irpina dice no ai biogigestori”

Altavilla Irpina.  

Sale l’attenzione mediatica per l’ipotesi biodigestore nel territorio dell’area Pip di Ponte. Pochi giorni fa, si era palesata la posizione dell’associazione culturale ‘’La Base 2.0’’ nelle parole del segretario Gabriele Di Marzo.

Proprio di biodigestore e del caso di Ponte si è parlato in un convegno che si è svolto nella sala consiliare di Altavilla Irpina, al quale lo stesso Di Marzo è stato ospite.

Al convegno dal titolo ‘’Primavera Irpinia dice No ai biogestori’’, organizzato dal Presidente Sabino Morano, vi è stata la presenza di Anna Russo, amministratore comunale di Giugliano, che si è soffermata sulla situazione in cui verso lo Stir di Giugliano in provincia di Napoli.

Ad Altavilla Irpinia, insieme ai sanniti Gabriele Di Marzo,anche l’ex assessore pontese Peppe Meola, Sabino Morano Presidente di Primavera Irpinia, e al sindaco Mario Vanni si sono ritrovati anche numerosi esponenti del centrodestra campano tra i quali Corrado Cecere, Lazzaro Iandolo, Rino Mastrogiacomo, Ettore de Conciliis, Francesco D’Ercole e Giuseppe Gargani. Di Marzo ha puntato l’attenzione quella che potrebbe essere la forza delle cosiddette aree interne.

«Avellino e Benevento vengono definite aree interne. Dal punto di vista geografico nessun dubbio, è così. Ma la forza che tale territorio e le opportunità ad esse collegate sono tante. Perché questa battaglia comune? Proprio per affermare un principio di sinergia che Avellino e Benevento devono avere. Abbiamo le stesse potenzialità, sia dal punto di visto turistico che dal punto di vista del territorio. Siamo aree verdi nelle quali, tutto sommato, si potrebbe vivere in maniera tranquilla. Certo, il problema del lavoro è senza dubbio un grande ostacolo da dover affrontare. Ma riscoprendoci e riscoprendo ciò che ci circonda, potremmo fare tanto. Siamo un mare verde, tra vigneti, uliveti e boschi. In tutto questo contesto, che già di per se potrebbe attirare un nuovo flusso di interesse, possiamo mai pensare di installare dei biodigestori? Il caso Chianche è poi ancora più avanzato rispetto a quello di Ponte. Nel caso del Comune irpino infatti, anch’esso in un territorio ad alta vocazione agricola, sembra essere stato il Comune il soggetto principale. Nel caso di Ponte invece, parliamo di un imprenditore privato. Che, con tutte le ragioni del mondo vorrebbe investire. Ma non mi sembra opportuno investire in questo settore in un territorio del genere. Credo che il territorio necessiti di altro. Non dobbiamo essere ipocriti, non possiamo costruire cattedrali nel deserto. Dobbiamo tenere in considerazione ciò che ci circonda. Tornando da Roma qualche giorno fa, con il Frecciargento che ferma a Benevento, mi sono goduto il verde che circonda la zona dove vorrebbero far sorgere il biodigestore. È mai possibile che in un territorio così si voglia investire in un aspetto non conforme al territorio stesso? Capiamo tutte le difficoltà anche dei Comuni, non è assolutamente facile ad oggi amministrare. Non è facile tenere in considerazione quelle che sono tutte le emergenze. Diversi passi avanti sono stati fatti nella raccolta differenziata, io vengo da un piccolo comune, San Lorenzo Maggiore, dove, con grande impegno, si è superato il 90% di raccolta differenziata. Ma è un fattore innanzitutto culturale, si deve inculcare la cultura della differenziata, ma anche quello del riuso e del riutilizzo. Non dobbiamo assolutamente pensare che un biodigestore che tratti la frazione organica dei rifiuti solidi urbani, quindi un FORSU, possa essere la soluzione. Non lo dobbiamo minimamente pensare, molto studi ci dimostrano il contrario. Ma poi, la domanda sorge spontanea,qualora occorresse veramente un biodigestore, lo andremo ad installare in una zona che dal punto di vista territoriale non lo permette?»