Adelina Barbieri, il coraggio di una donna irpina

Il racconto di Andrea Forgione

Zia Adelima mi ha insegnato che se il mondo fosse governato dalle donne non avremmo guerre, fame e violenza, ma poesia, amore, comprensione, fantasia e dolcezza. In fondo noi uomini siamo solo donne che non c'è l'hanno fatta..

Paternopoli.  

L'Irpinia e' la terra degli uomini liberi, dimora dei coraggiosi. Ma , e' anche la terra di donne fiere e coraggiose, capaci di tenere testa  alle avversità della vita e ad un mondo maschilista e violento.

Una di queste donne leggendarie, eroina di una femminilità romantica e selvaggia, è una mia prozia materna, Adelina Barbieri. Adelina era  la quarta di sei figli  di Costantino Barbieri, il mio bisnonno. Era  alta, con lunghi capelli neri e due occhi verdi come il mare.

Questo colore dell'iride ricorre raramente nella nostra famiglia, dove il colore dominate e' il nero. Zia Adelina era una donna bellissima, dal portamento fiero, molto desiderata dai giovanotti, ma priva di una dote apprezzabile. Infatti, era figlia di  ortolani a mezzadria.  

All'epoca, intorno al 1930, viveva nella piazza bassa di Paternopoli, nota anche oggi con il nome di  piazza Angelo . Nei pressi viveva anche un giovane uomo, D'Amato Emilio, per intenderci un pro zio di D'Amato Salvatore detto Zurrione,  conosciuto da tutti per la sua prestanza fisica e perciò  detto anche "lo  pullidro", in italiano  il puledro. Emilio era figlio di Ferdinando D'Amato che a differenza di Costantino Barbieri, godeva di una discreta posizione economica, essendo proprietario  di un appezzamento di terra. Emilio ed Adelina erano quasi cresciuti insieme e  divenuti sessualmente maturi si guardavano con  interesse. Alcune volte si erano incontrati alla fontana e si erano  lungamente parlati. Insomma i due  forse si piacevano. In quel periodo all'incrocio della piazzetta  Angelo  vi era una piccola taverna, dove  i giovani e gli anziani  del paese erano soliti intrattenersi. Adelina per portare da mangiare ai genitori  ed ai fratelli, che lavoravano l'orto alla fontana,  doveva passare per forza davanti alla taverna. E nei giorni d'estate  lo faceva  camminando scalza e con un cesto sulla testa , circostanza che la rendeva  ancora piu' bella e sensuale.

Molti la desideravano, finendo  per fare commenti sulla sua avvenenza, ma nessuno osava fermarla per paura del padre Costantino e dei suoi fratelli, conosciuti in paese come uomini aggressivi ed inclini alla violenza.

Un giorno Adelina passò davanti  alla taverna ed Emilio, compagno di infanzia ed amico di famiglia, la salutò. Adelina rispose velocemente e passò oltre.  Allora tutti gli uomini  presenti fecero commenti sulla sua fiera bellezza. Emilio,   forte e temuto, li redargui. Allora tutti chiesero “pullidro, ma mica tu si lo ''nammorato re Dilina?” Emilio fece cenno di no, ma per farsi grande agli occhi dei suoi amici disse :” ma se volessi mi basterebbe schioccare le dita”. Gli amici risposero: “Parla tu ….. ma poi te la dovresti vedere con il padre ed i fratelli”. Emilio , ferito nel suo onore di maschio,  rispose. “ io non ho paura di nessuno, figuratevi dei Barbieri”. Allora gli amici galvanizzati lo sfidarono: " Emilio , facciamo una scommessa , se riesci a possedere Adelina senza sposarla e senza subire l'ira della sua famiglia si uno buono e noi ti paghiamo un pranzo”. Emilio , baldanzoso  della sua forza fisica,  accetto' la scommessa. Prese a creare situazioni per incontrare Adelina. Da questi incontri comprese che  forse Adelina ci stava ed una sera organizzo' un rapimento. All'uscita della santa Messa, in via San Vito a Paternopoli, Adelina tornava a casa con la madre quando da un buio sottano emersero tre figure maschili . Uno blocco' la madre  mentre gli altri due agguantarono Adelina, la misero in  un sacco e scapparono, portando con se la ragazza. Subito in paese corse la voce che Emilio lo pullidro se ne era fuito con Adelina Barbieri. Emilio, fedele alle regole ataviche, porto' Adelina in un pagliaio di proprieta' di un suo parente, lungo le anse del fiume Fredane .
Li i due giovani rimasero per una settimana  nutrendosi di frutta e pesci pescati con le mani. Li i due giovani si amarono liberamente, con passione e desiderio, come solo due  innamorati sanno fare. Poi, come dettavano le  stesse regole, tornarono a casa: Adelina dal padre  ed Emilio a casa sua. Il codice d'onore dell'epoca prevedeva che il padre di Emilio mandassse una ambasciata a casa di Costantino Barbieri per un incontro fra le parti , al fine di decidere  la data del  matrimonio e le rispettive doti. Ed in tal senso Ferdinado si attivò. Ma Emilio, ritornato   alla taverna , si vide deriso dagli amici che pretendevano pagasse la scommessa, in quanto era vero che aveva amato Adelina ma adesso se  la  doveva sposare.

E fu cosi che per orgoglio di maschio Emilio giuro' davanti a tutti che non avrebbe mai sposato la figlia  di Costantino Barbieri.

Adelina, venuta a sapere delle dichiarazioni d Emilio, gli invio' una sua giovane nipote ,  mia madre Concetta Barbieri con una ambasciata per farlo  rinsavire. Ma Emilio disse alla bambina che non avrebbe mai sposato Adelina. Lo scandalo percorse tutte le strade del paese ed Adelina fini  sulla bocca di tutti. I Barbieri si riunirono  e ” tatone ” Costantino decise che il giovane Emilio doveva pagare con il sangue il suo affronto  fatto all'onore della famiglia. Si scelse come arma per la mattanza il pugnale usato dalla famiglia per sgozzare il maiale. Lo stesso pugnale che io ed i miei cugini abbiamo dovuto usare  per uccidere il maiale appena raggiunti i 18 anni.  Fu  deciso anche chi doveva commettere l'omicidio: uno dei fratelli di Adelina che non era ancora sposato. Per garantire le attenuanti,  previste dal codice Rocco per i delitti d'onore,  fu contattato un avvocato di Avellino  per avere chiarimenti di legge  circa la dinamica dell'omicidio. Il penalista, pagato con ortaggi,  fu chiaro: il coltello deve essere avvolto in un panno  e chi colpisce deve dire che lo stava portando ad affilare. Inoltre disse che Emilio andava provocato sull'episodio  del rapimento  in modo da far scaturire uno scatto d'ira da parte dell'accoltellatore. Infine consiglio' di colpire prima  diverse volte all'addome e poi di finirlo con un fendente alla gola. Tutto era pronto quando una sera Adelina, di fronte a tutta  la sua famiglia maschile,  si alzo' e disse:” rivendico per me il diritto   di lavare  il nostro onore  , lo scanno io”. Tutti fecero silenzio. Parlo il padre:”  figlia , lo pullidro e' grande e forte, potrebbe sfilarti il coltello di mano e allora saresti tu a morire. Forse per questa lavoro  e' meglio un uomo”. “ No “ , disse Adelina, “ Tata , tocca a me , vui aiutateme “. Di fronte a questa risolutezza della figlia Costantino acconsenti. Sotto il grembiule, che le donne usavano  portare ,  si cuci  un fodero dove fu alloggiato il pugnale scannapuorco. Il piano era il seguente: Adelina doveva avvicinarsi ad Emilio davanti a tutti, chiedere di parlargli  in privato ed una volta che fosse stato a tiro Adelina doveva colpirlo all'addome.....appena lui si piegava  lei doveva ruotare  ed afferrarlo per i capelli da dietro ,  e quindi sgozzarlo . A quel punto doveva lasciare in strada il coltello  e scappare , per evitare l'arresto in flagranza di reato. . 
 E fu cosi che venne  il giorno del sacrificio. Era di sabato  pomeriggio ed Emilio era seduto davanti alla taverna in piazza. Adelina,  avvisata,  nascose il coltello nel fodero e con passo sicuro raggiunse la taverna. A quel punto,  nel silenzio di tutti i maschi presenti , Adelina chiese ad Emilio di onorare la sua promessa di matrimonio. Emilio si alzo' e le si avvicino', poi,  con fare quappesco diisse” Adelina, io non ti sposero' mai”  e si volto' ghignante verso gli amici. In quel preciso momento Adelina estrasse il pugnale e colpi' con un fendente alle spalle Emilio, prendendolo sulla scapola.  Emilio emise un grido ed Adelina colpi ancora all'altra spalla. Tutti scapparono …...ed anche Emilio tento' la fuga , con il sangue che gli usciva copioso dalle ferite. Cerco'  la salvezza trascinandosi verso la salita della piazza.....ma Adelina lo segui e lo colpi ancora ….ed ancora ….ma sempre sulle spalle. Ben nove furono le coltellate inflitte.....poi Emilio stramazzo' in un lago di sangue. Adelina getto' il pugnale e scappo'. Emilio fu portato dal medico Dottor Vecchio che constato'  diverse profonde  ferite lacero contuse da arma da taglio,  senza interessamento degli organi vitali . Ricuci il paziente ed ai suoi familiari, che chiedevano preoccupati , disse::” ringraziate la giovane Adelina che, come il padre,  si intende di macellazione altrimenti Emilio sarebbe morto. In fondo se lo e' meritato......da medico e da uomo  sarei curioso di capire perche' non lo ha finito”. Nel frattempo la gendarmeria aveva emesso un mandato di cattura contro Adelina . Ma,   Adelina era nascosta in un campo e viveva alla macchia. La solita piccola nipote , di mattina presto, gli portava di nascosto qualcosa da mangiare. Passarono cinque giorni  e l'avvocato  di Adelina si materializzo' in pretura. Presento' al giudice una memoria difensiva firmata da Adelina . E al dramma segui la commedia. Il giudice ordino' l'arresto immediato  di Emilio per sequestro di persona, violenza carnale  e lesioni. Il povero Emilio fu tratto in arresto e portato  all' Ospedale militare di  Napoli , dove  venne piantonato notte e giorno. Adelina , invece , torno' a casa fra la felicita' di tutta la sua famiglia. La storia per la cronaca finisce qui ma c'e' un finale che la rende straordinaria e meravigliosa.  Dopo diversi giorni di ospedale Emilio fu prelevato e portato al  carcere di  Sant'angelo dei Lombardi per rispondere dei reati contestati . Qui  dalla cella, digiunando ,  comincio'  ad implorare il nome di Adelina. La famiglia di lui , allora, chiese ad Adelina di volerlo incontrare. Adelina acetto'. Si incontrarono in carcere ed Emilio si rese disponibile a sposarla a patto che ella ritirasse la denuncia e le accuse  di sequestro di persona .  La famiglia di Adelina non voleva , temendo ritorsioni  e    vendette , ma Adelina ancora una volta si alzo' in piedi e davanti ai maschi dei Barbieri disse: “ io gli voglio bene, lui e' mio marito, tata io me lo sposo”. E cosi fu. I due si sposarono ,  si trasferirono in Francia ed ebbero quattro figli .  Da allora nella nostra famiglia , nelle fredde notti d'inverno ,  quando tutti  sediamo  vicino al caminetto, si racconta questa storia ,  fino  a  far  diventare Zia Adelina e Zio Emilio i protagonisti di una leggenda. 

Passarono gli anni , finchè un giorno fummo tutti avvisati: zia Adelina e Zio Emilio tornavano a Pternopoli per alcuni giorni. All'epoca ero un giovane uomo  e alla notizia del loro arrivo morivo dalla voglia di incontrarli. Arrivarono di pomeriggio . Lei era una donna anziana ma ancora bellissima , con due straordinari occhi verdi mare . Lui era alto ,  un pezzo d'uomo e la guardava ancora  , dopo tanti anni di matrimonio, come fosse la Madonna della Consolazione. Dopo mangiato Emilio e tutti i parenti  si appoggiarono per la pennichella .. Rimasi  solo con lei e chiesi” Zia , ma e' vera quella storia delle coltellate?”. Lei , ad occhi bassi, rispose: “ e' passato tanto tempo”. Io insistetti e chiesi ancora: “ Zia,  perche' non lo uccidesti? “. Lei allora mi guardo' fisso negli occhi e rispose in un paternese francesizzato : “ tu sei curioso come tuo padre ma  mi sei simpatico perche' hai gli occhi del mio stesso colore . Non lo uccisi perche' lo amavo . Se avessi lasciato il compito a mio fratello me lo avrebbe ucciso ed io non volevo. Io gli volevo bene fin da quando eravamo piccoli.....e anche lui mi voleva bene........Andrea , trovati una bella fidanzata ed amala dello  stesso bene che ci vogliamo io e zio Emilio..…. dimentica  questa storia . Allora la vita era dura e crudele , una donna doveva somigliare agli uomini per essere rispettata “. Dopo pochi giorni partirono  e non li ho mai piu' rivisti. Alcuni anni dopo morirono di vecchiaia,   uno dopo l'altra. Tutti i miei parenti parlavano di zia Adelina come di una eroina , una donna con le palle, “ no mascolone”  e pretendevano dalle mie cugine che gli somigliassero.  Che fossero dure, decise, sicure, orgogliose quanto un uomo. E le donne dei Barbieri sono proprio cosi.  Un  esempio: mia cugina Virginia  Barbieri , la madre dell'assessore Balestra Mario, e' una donna  ancora bellissima ma dura, sicura , combattiva , “ no femmenone” e   per giunta ha gli occhi del colore del mare, come zia Adelina.   Contro la logica della mio clan io , al contrario, credo  che zia Adelina era la vittima di un mondo maschile , violento ed animalesco, fatto di poveri ignoranti, assassini e stupratori.  Ed a maggior ragione amo mia  zia Adelina perchè,  in un mondo di maschi violenti,  una  splendida donna ha saputo coltivare il suo amore, lo ha difeso  dalle assurde  regole del tempo, fino ad elevarlo ad amore eterno. Ha saputo tenere testa  ai maschi della sua famiglia , ha calcolato tutto con lucidita' e freddezza  ed infine ha amato l'uomo che fin da ragazza si era scelto.

Zia Adelima mi ha insegnato che se il mondo fosse governato dalle donne non avremmo guerre, fame  e violenza,  ma poesia, amore, comprensione, fantasia  e dolcezza.  In fondo noi  uomini siamo solo donne che non c'è l'hanno fatta .