"Ora basta, subito un patto per la città, o tutti a casa"

Viene meno la maggioranza in consiglio. Il messaggio del sindaco Enrico Franza alla città

Tempo dunque 10 o al massimo 15 giorni per trovare una nuova intesa programmatica. E tutto potrà ancora accadere...

Ariano Irpino.  

Udc assente in aula con Federico Puorro e Daniele Tiso, Carmine Ruggiero che ritrova l'intesa nel centrodestra e l'amministrazione Franza perde i numeri in consiglio comunale. Non c'è più maggioranza. Il dato politico è tratto.

Bilancio consolidato dell'ex amministrazione Gambacorta bocciato in aula dallo stesso gruppo politico. Una seduta particolarmente movimentata. Da un lato l'ex primo cittadino Gambacorta che dice: "Chi ci ha votato vuole che anche noi facciamo qualcosa per la città. Meno faziosità aiuteranno a governare meglio." Dall'altro il sindaco Franza: "Il prossimo consiglio, se non ci saranno le condizioni per poter governare la città, a prescindere dai numeri o dalle firme, sarò io personalmente a dimettermi, e andremo tutti a casa." 

Tempo dunque 10 o al massimo 15 giorni per trovare una nuova intesa programmatica. E tutto potrà ancora accadere. 

A nulla sono valsi gli appelli dei consiglieri Giovanni La Vita, Luca Orsogna, Carmine Grasso e della stessa Laura Cervinaro a tener conto delle conseguenze negative, a seguito della mancata approvazione del bilancio consolidato da parte del centrodestra. Ma non c'è stato verso. E' stato il consigliere Generoso Cusano a proporre la discussione politica in altra data, rinunciando al suo intervento già programmato per la seduta odierna. Polemiche successive da parte dello stesso Cusano, per aver dato spazio ugualmente ad interventi politici nelle file del centrodestra. E Orsogna alla minoranza: "Non avete avuto il coraggio di raccogliere le firme e determinare lo scioglimento del consiglio comunale. Ma dietro ciò, si cela da un lato forse qualche lieve forma di opportunismo, ma spero in cuor mio che possa esserci invece la seria volontà di dare una prospettiva, una continuità, un futuro a questa amministrazione."

L'intervento politico dell'ex primo cittadino Domenico Gambacorta

"Siamo di minoranza, ma chiediamo rispetto. Chiediamo che le nostre proposte, siano valutate, discusse, poi possono essere anche bocciate. I numeri contano in democrazia. Non c'è problema. Ma io credo che il tempo in cui, si prova anche a costruire l'alibi, che è tutta colpa di quelli di prima....c'è sempre un prima, che è occasione di sofferenza per chi amministra. Amministrare non è facile, è molto complicato, però questo clima che si era determinato e che era una conseguenza della campagna elettorale, credo che ora debba cessare. Bisognerebbe smetterla di alimentarlo. Se si continua ad alimentare questa contrapposizione così forte, soltanto la città, avrà problemi da oggi in poi. Si arriva a parlare dopo cinque mesi di questo patto per la città. Da parte nostra non c'è stata mai una opposizione pregiudiziale, preconcetta, ma semplicemente la volontà di costruire qualcosa per la città."

Ecco il discorso del sindaco Enrico Franza al rientro in aula, dopo aver illustrato precedentemente le linee programmatiche, per la verità apprezzate dallo stesso centrodestra durante l'intervento di Filomena Gambacorta.

Così Franza: 

Intendo rivolgermi ai miei concittadini, alla Città di Ariano Irpino, prima ancora che a voi, colleghi consiglieri, e spero non me ne vogliate per questo.

Solo solito ormai definirvi amici, i miei amici, e il Palazzo di Città la mia seconda casa, la vostra casa, ove vi abito, per alcuni, abusivamente; per altri, la stragrande maggioranza, legittimamente da circa sei mesi.

In questi ultimi mesi, non senza difficoltà, ho portato con me un bagaglio pesante, utile per tutte le stagioni, quelle dei sentimenti e dei risentimenti, e credo, ne sono fermamente convinto, di aver superato quella decisamente più rigida: la stagione del pregiudizio.

Il pregiudizio di chi non mi conosceva, mi era ostile, ed è diventato poi mio amico; il pregiudizio di chi da amico, mi conosceva, ed è diventato poi, ahimè, ostile; e il pregiudizio di chi, mi è amico, perché mi conosce sin troppo bene a tal punto da comprendere che non tutto passa attraverso il filtro della conoscenza, bensì mediante gesti di solidarietà, piccoli, minuscoli, ma significativi atti di condivisone.

La vittoria elettorale che ne è conseguita reca la cifra morale di chi ha saputo da principio condividere un percorso, un progetto, una speranza. Una vittoria di chi ha scelto e ha proclamato a gran voce: “Sì, è davvero possibile”. Una vostra vittoria, una vittoria degli arianesi, di coloro che mi hanno scelto, ma anche di coloro che legittimamente hanno ritenuto opportuno non farlo, perché è la vittoria della democrazia e delle sue forme. E allora, è sull’altare della democrazia che intendo consacrare quell’atto di fiducia espresso il 9 giugno scorso, con dedizione, passione, e profonda lealtà.

Ebbene, oggi son qui, per la seconda volta, ad affrontare ciò che non più di due mesi fa avrebbe dovuto inverarsi in una semplice presa d’atto di un programma già convalidato dagli elettori, e che invece surrettiziamente si è connotato di partigianeria elettoralistica. Ciò non di meno, non mi sottraggo di certo, anche per mia volontà espressa il 31 agosto scorso, a una nuova discussione, sebbene, come si è detto, la volontà popolare ne abbia sancito anzitempo il vuoto formalismo.

Una discussione politica, franca e puntuale, che attinga, tuttavia, vigore da una seria, attenta e obiettiva analisi del dato elettorale. Il voto popolare ci ha consegnato un quadro politico pluriarticolato e disomogeneo, ma riconducibile a una sola, unica matrice: il cambiamento.

Un termine quest’ultimo dal fascino singolare. L’etimo del termine ci suggerirebbe, difatti, di essere audaci nell’accettare una sfida di un’Ariano diversa, di una nuova idea di comunità.

“Kambein”: piegare, curvare.

Piegare, curvare la nostra volontà individuale a una causa comune, figlia di una verità storica: gli Arianesi hanno votato, hanno suggellato un discrimine. Un sindaco di centrosinistra, orgogliosamente di centrosinistra e una maggioranza di centrodestra e di forze civiche. Bene! Mi chiedo, a questo punto, se tale dato rappresenti titolo sufficiente acché ognuno da par suo, possa rivendicare una vittoria di parte, o se sia, forse, soltanto un dato parziale, segno di una lettura parziale, e dunque non veritiera di quanto accaduto.

Sul bilancino degli eventi, temo che la risposta, l’unica possibile, alberghi altrove, precisamente nel nostro rigore morale e nella nostra presunta onestà intellettuale.

I cittadini, liberi da schematismi preconcetti, hanno compiuto una scelta, hanno scelto un sindaco, benché consapevoli che non avrebbe avuto a suo sostegno una maggioranza consiliare.

Un Consiglio Comunale, dunque, connotato da una evidente frammentarietà, insanabile soltanto apparentemente, dacché essa stessa c’impone di ravvederne l’intimo richiamo al senso di responsabilità individuale – come singoli consiglieri comunali – e collegiale – come gruppi politici – nell’adempiere al mandato elettorale, che è l’unica, vera fonte di legittimazione delle nostre prerogative istituzionali.

Nell’alveo delle pur comprensibili appartenenze politiche, siamo pertanto, tutti, indistintamente, chiamati a porre le basi perché il volere democratico funga da terreno di confronto e dialettica tra chi esercita funzione di indirizzo e di controllo e chi ha responsabilità di governo e di sintesi.

Per esser chiari, è bene che ci si svesta una volta per tutte dei nostri abiti politici, e s’indossi, senza più esitazioni, la veste di persone, di donne e uomini che hanno a cuore le sorti di questa città, perché gli Arianesi non possono più attendere.

Una interlocuzione istituzionale auspicata da più parti, che trascenda i settarismi di maniera e che abbia in seno, tuttavia, come elemento qualificante e dirimente la propensione di ciascuno di noi a tracciare un segno chiaro e netto di discontinuità rispetto al passato.

Una discontinuità che sia non soltanto metodo pacato di commistione civile e culturale, ma prassi politica condivisa, che non avvilisca le legittime rivendicazioni ideali di appartenenza, ma ne promuova l’intima vocazione all’apertura e al dialogo costruttivo, e che infine si sostanzi in un programma organico di principi e obiettivi strategici, tutti orientati esclusivamente all’interesse pubblico della città.

Un programma, che acquisisce il nome di “Patto per la Città” e che si foggi a criterio orientativo delle priorità da individuare e dei progetti da realizzare, e a discriminante tra il presente e il futuro, tra il pensiero e l’azione. Un patto che sia linea mediana tra la nostra coscienza e la volontà popolare, tra i buoni intendimenti individuali e il dovere di tramutarne in atti concreti lo slancio propositivo, rispetto al quale il centrosinistra si apre e apre ai contributi della politica.

Il Patto per la città, dunque, rappresenta uno spazio di impegno amministrativo inclusivo e aperto a tutte le forze politiche e ai singoli, entro il cui perimetro sia riconosciuto e promosso il valore dell'autonomia e libertà di ognuno, in relazione al proprio portato di esperienze e professionalità e alle proprie capacità di concorrere in termini di idee a servizio della città.

Franza così conclude:

L’interesse collettivo, cari consiglieri, non va, di certo, soltanto predicato, ma anche perseguito, ed è giunta l’ora che qualcuno ci metta la faccia. La mia è quella che si presenta a voi oggi con il cuore e l’intelletto di chi invoca il senso delle istituzioni affinché si conseguano risultati di  pubblica utilità, perchè ai cittadini e alle loro legittime istanze, soltanto a loro, che dovremo rispondere con lealtà e onest,  perché, come ben sosteneva Wittgenstein: "di ciò di cui non si può parlare, si deve tacere”, e io non intendo tacere. Ed è per questa ragione che io mi apro a tutti e a tutti coloro che vogliono contribuire in termini di cambiamento, alla nostra città.