"Un giorno saremo noi, come i nonni a raccontare la storia"

La riflessione toccante di Michelangelo De Lillo

un giorno saremo noi come i nonni a raccontare la storia

La forza, l'unione ed il coraggio di un intero popolo che oggi dopo tanto tempo vede quella luce in fondo al tunnel avvicinarsi sempre di più...

Ariano Irpino.  

"Tutti noi ci siamo ritrovati da piccoli ad ascoltare storie di vita vissuta dai nostri nonni o dai nostri genitori; con l immaginazione siamo stati come catapultati in vicende avvenute nel passato, nella vita di una volta; grazie ai nostri anziani siamo stati fatti partecipi di episodi belli ma anche brutti, facendoci avvertire un brivido, capace in un attimo di percorrere tutto il corpo." E' la riflessione bella, toccante, incisiva e di grande attualità di un giovane di Ariano Irpino, Michelangelo De Lillo, residente in località Orneta, che abbiamo avuto già modo di conoscere attraverso diverse iniziative di carattere sociale, tese a valorizzare le bellezze del territorio e le tradizioni locali. Una riflessione attuale e che merita di essere letta con particolare attenzione e condivisa. 

"Oggi, al tempo del CoronaVirus, leggendo sui quotidiani che il numero dei contagi è in calo e che i dati relativi alla pandemia sono in netta decrescita, pensavo a quando un giorno anche noi, se Dio vorrà, ci troveremo a raccontare ai nostri figli ,seduti sulle nostre gambe, o anche ai nipotini di questi mesi; gli racconteremo di come si è trasformata la nostra quotidianità, di come ci siamo trovati impauriti davanti ai notiziari e di come siamo rimasti incollati al televisore per ascoltare il nostro Presidente del Consiglio, che comunicava con vera preoccupazione la chiusura della nostra Nazione.

Racconteremo loro - scrive Michelangelo - delle nostre giornate passate in casa, tra la paura e la noia, ma diremo di aver riscoperto anche quelle piccole cose che hanno dimostrato quanto la nostra sofferenza , la nostra solitudine e soprattutto la solidarietà tra la gente di uno stesso paese o di una città siano stati così somiglianti a tanti momenti vissuti dai nostri nonni; abbiamo riscoperto sentimenti e sensibilità che avevamo tanto trascurato, a volte addirittura dimenticato. Racconteremo ai nostri figli che, nonostante la situazione drammatica, qualcuno ha provato a fare anche speculazioni politiche, ma fortunatamente è sempre prevalso il buon senso; racconteremo di quanto sia stato estenuante sui social la caccia agli untori, a volte anche con qualche denigrazione; diremo della corsa a cercare di capire da chi si fosse recata l'ambulanza a fare il tampone per dare la notizia in anteprima e dei tanti quotidiani che, pur di accaparrarsi qualche mi piace o visualizzazione in più, si sono lanciati in fake news.

Gli parleremo di quanto sia stato angosciante accendere la Tv, per ascoltare sempre le notizie sul numero degli infetti e dei morti e di quante opinioni di esperti virologi campeggiavano sulle prime pagine dei giornali: ognuno di loro esponeva con sicurezza soluzioni diverse su come sconfiggere il virus.

Racconteremo ai futuri giovani di come siano cambiate le opinioni da un giorno all'altro sull’uso delle protezioni consigliate e/o imposte a livello nazionale: chi ha indossato per prima la mascherina è apparso strano a chi aveva sottovalutato l epidemia, poi si è dato la caccia a chi usciva di casa senza indossarla. Racconteremo delle tantissime dimostrazioni di affetto e di solidarietà grazie alle preziose donazioni dei ventilatori polmonari agli ospedali e ai generi alimentari, distribuiti alle famiglie bisognose; parleremo dell’ assalto ai supermercati per la paura che chiudessero anche i negozi di generi alimentari.

Gli parleremo che sì, siamo stato il primo paese europeo ad affrontare il virus, ma allo stesso tempo il nostro modello è stato usato negli altri Stati per combattere l'emergenza. Racconteremo dei tanti volontari e delle forze dell'ordine che hanno fatto sforzi enormi, per far rispettare le disposizioni tese a fermare il contagio; degli infermieri e dei dottori che in prima linea hanno toccato con mano la sofferenza di molti, lavorando giorno e notte tanto da crollare sulla tastiera di un computer dalla stanchezza. Racconteremo soprattutto con qualche lacrima agli occhi che per colpa di questo maledetto virus parecchie persone vicine a noi ci hanno lasciato e lo hanno fatto dentro un letto di ospedale dove le uniche cose a circondarli non erano persone ma macchinari.

Sono sicuro - conclude De Lillo - che anche i posteri, come abbiamo fatto noi con i nostri genitori o nonni, saranno lì ad ascoltarci attentamente e sarà nostro compito far capire ai giovani che questi mesi, oltre alla sofferenza, ci hanno insegnato tanto, ci hanno insegnato che non esiste un Nord o un Sud, non esiste il povero o il ricco, non esiste il bianco ed il nero ma esiste ben altro: esiste la forza, l'unione ed il coraggio di un intero popolo che oggi dopo tanto tempo vede quella luce in fondo al tunnel avvicinarsi sempre di più, tutti pronti ad abbracciarci di nuovo e cantare insieme ad alta voce con il pugno sul petto il nostro inno e risentire quel brivido, lo stesso brivido che abbiamo avvertito quando, seduti sulle gambe dei nostri nonni, li ascoltavamo attentamente. Oggi più di ieri sono orgoglioso di essere Italiano