Arturo Bonito: "Inaccettabile quanto accaduto al comune di San Nicola Baronia"

"Chiediamo al sindaco di esprimere pubblicamente la sua posizione sulla causa palestinese"

arturo bonito inaccettabile quanto accaduto al comune di san nicola baronia

"Non bisogna dimenticare il ruolo delle istituzioni locali che sono presidi di democrazia e coscienza civica, non meri esecutori di pratiche"

San Nicola Baronia.  

"La vicenda legata alla richiesta di convocazione di un consiglio comunale monotematico, a San Nicola Baronia, sul riconoscimento dello Stato di Palestina e sull’immediato cessate il fuoco a Gaza – avanzata dai consiglieri di minoranza e respinta dal sindaco - solleva questioni che travalicano il mero formalismo amministrativo".

E' quanto scrive in una nota Arturo Bonito segretario provinciale del partito della Rifondazione Comunista – Federazione Irpina.

"L’utilizzo di cavilli procedurali per bloccare una proposta di alto valore umanitario e politico è inaccettabile. Non si tratta di una questione di numeri o di adempimenti burocratici, ma di assunzione di responsabilità storica. Mentre Gaza vive una catastrofe umanitaria, nascondersi dietro eccezioni formali equivale a un silenzio complice.

Chiediamo al sindaco chiarezza politica: Esprima pubblicamente la sua posizione sulla causa palestinese. I cittadini meritano di sapere se l’Amministrazione condanna i crimini di guerra e sostiene il diritto all’autodeterminazione di un popolo oppresso. Poi c'è una correttezza istituzionale da rispettare, se il problema è la forma, si rettifichi la richiesta coinvolgendo tutti i consiglieri. Ma non si strumentalizzi lo Statuto per eludere il dibattito.

Non bisogna dimenticare il ruolo delle istituzioni locali che sono presidi di democrazia e coscienza civica, non meri esecutori di pratiche.

La nostra Federazione - conclude Bonito - è pronta a sostenere ogni sforzo per riaprire il confronto. Ma ricordiamo che di fronte a 40.000 morti a Gaza, le scuse burocratiche suonano come un insulto alla dignità umana. Lo ripetiamo: non è una questione di procedure, ma di umanità.

Quando il diritto internazionale viene massacrato insieme a un popolo, le istituzioni locali hanno un dovere: rompere il silenzio. O saremo voce libera, o saremo complici. Tertium non datur".