Consiglio, Ciampi bocciato. "Non lascio.Tradirei i cittadini"

Il sindaco: rispetto i 13.500 cittadini che mi hanno votato

Avellino.  

 

di Siep

Il Consiglio comunale di Avellino boccia le linee programmatiche e l’amministrazione del sindaco Vincenzo Ciampi. Una seduta fiume, con dibattito infuocato. Non c'è pace per il sindaco Pentastellato, che ieri in consiglio è stato al centro del lancio di accuse infinito tra minoranza e opposizione. 

Il “no” è stato espresso da venti consiglieri. A favore, solo 9. Insomma, conti alla mano resta immutato il quadro delineato del voto espresso alle scorse elezioni, con un sindaco senza maggioranza, nei fatti.  Fanno parte del primo blocco, oltre a sindaco e 4 pentastellati (Alfonso Laudonia assente per un lieve malore), Adriana Percopo («Avellino Libera è Progressista»), Ettore Iacovacci («Avellino democratica»), e i 2 esponenti della Lega, Damiano Genovese e Sabino Morano.

Nell’opposizione si sono schierati 6 esponenti del Pd, i 5 «Popolari», i 3 di «Davvero», i 3 di «MaiPiù», Gianluca Gaeta (Ip), Dino Preziosi («La Svolta inizia da te) e Nadia Arace («SiPuò»).

Si sono astenuti, invece, Stefano Luongo «Insieme Protagonisti» e i due di Forza Italia, Ines Fruncillo e Lazzaro Iandolo. Un dibattito andato avanti per ore. Sei ore di scontri.

Nicola Giordano non le ha mandate certo a dire. L’esponente dei «Popolari» estende l’accusa di copia e incolla, precedentemente dimostrato sulla parte introduttiva dal Comune di Verona, all’intero documento.

No secco anche da Luca Cipriano. Il capogruppo di «Maipiù»: «Non daremo una seconda occasione al sindaco, perché ci hai preso in giro».

Nadia Arace denuncia «il tentativo cialtrone di allargare la sua maggioranza in extremis». Solo per citare qualche intervento della lunga sequela andata avanti per ore nell’adunata dell’assise a Palazzo di Città.

Pics e Bilancio. Su questi punti vi sfidiamo per i prossimi 45 giorni». La mozione di sfiducia, quindi, è rinviata a novembre. Insomma, da una parte, un sindaco accerchiato e senza numeri per governare, dall’altra, un centrosinistra che nei fatti potrebbe chiamare la sfiducia per il primo cittadino. Ma Ciampi non molla. Il sindaco di Avellino, nono- stante gli inviti espliciti del Pd, ma non solo, non si dimette. “Non mi dimetto per i 13.500 cittadini che mi hanno votato. E se questa non è stata una sceneggiata, voi avete i numeri: siate coerenti. Sfiduciatemi o andate dal notaio. Però - è la sfida - non aspettate il 5 novembre». «Quando si ereditano 70 milioni di euro di debiti, che hanno ipotecato anche il futuro dei nostri figli, il discorso si chiude lì. Noi non siamo mai stati presenti in quest’aula consiliare».