Ricciardi: "Ecco perchè abbiamo detto no al dissesto"

Il subcommissario entra nel merito dei dettagli finanziari che hanno portato al predissesto

Avellino.  

E’ stato il sub-commissario Francesco Ricciardi a entrare nel merito del discorso economico-finanziario dei conti comunali e spiegare perché è stato scelto il predissesto anziché la via del default. “Siamo convinti – ha esordito – che il dissesto non poteva essere dichiarato, né quello strutturale né quello da indebitamento. E questo per varie ragioni. Anzitutto la spesa del personale rappresenta il 26% della spesa corrente e non è uno dei parametri deficitari, così come questo Comune non ha mai fatto ricorso ad anticipazioni di tesoreria. Non c'è poi una spesa per mutui tale che la spesa corrente possa risentirne. Secondo il Consuntivo 2018, in cassa ci sono 9 milioni di euro che permettono i pagamenti nel tempo medio di 3 mesi. Questo non accade a causa di una sofferenza degli uffici. Ci sono solo 3 dirigenti nell’ente a fronte di un fabbisogno di 8 ma potenzieremo la macchina amministrativa.

Se viceversa avessimo dichiarato dissesto la prima conseguenza sarebbe stata che l'organo straordinario di liquidazione avrebbe assorbito i nove milioni di cassa del 2018, poi tutta la gestione vincolata che ammonta tra i 40 e i 50 milioni. I debiti fuori bilancio ammontano ad 11 milioni, se considerati in valore assoluto sono tanti, se invece paragonati a quelli di comuni limitrofi con la stessa popolazione di Avellino non rappresentano un grosso importo". Il riferimento è a Benevento dove è stato dichiarato il dissesto per un disavanzo di 50 milioni di euro.

Poi il discorso si è spostato sui servizi a domanda individuale. “Quelli sarebbero schizzati al massimo in entrambi i casi, dissesto o predissesto. E’ chiaro che, per esempio, per l'asilo nido o per la mensa bisogna adottare una soluzione differente, magari esternalizzandolo e dando contribuzioni a chi ne ha bisogno. La principale voce di recupero deve essere la riscossione dei tributi ma utilizzeremo anche il fondo di rotazione che porterà liquidità per 16 milioni e mezzo. Insomma il Comune è padrone del suo destino ma per far questo bisogna creare un piano di riequilibrio da affidare ad un gruppo di persone distinto e separato dall'Ufficio Tributi per non sovraccaricarlo. La manovra tariffaria porterà ad un introito di 820mila euro per un totale di 17 milioni di euro”.