Ato rifiuti, si riapre il caso Chianche: pronto un altro ricorso al Tar

Il comitato avverte: "Ora c'è il rischio di decisioni monocratiche, ma la partita non è chiusa"

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Cittadini, aziende vitivinicole e i comuni dell'areale del Greco, compresi quelli della provincia di Benevento, pronti a dare battaglia

Avellino.  

E' questione di giorni, poi la Regione Campania tornerà a prendere in mano direttamente il ciclo integrato dei rifiuti in Irpinia dopo che l'ente d'ambito è rimasto senza guida a seguito delle dimissioni di quattro consiglieri su otto. A cinque anni dal suo insediamento l’Ato non ha centrato nessuno degli obiettivi prefissati: dall’affidamento del servizio dei rifiuti al completamento della rete impiantistica della provincia di Avellino come previsto dal piano regionale per raggiungere la piena autonomia.

Lo stallo che ha condotto a questa situazione ha una matrice esclusivamente politica, ma ora il timore è che le ripercussioni sul territorio siano immediate e concrete. A partire dall'individuazione del secondo impianto provinciale di trattamento dell'umido a Chianche. Comitati, attivisti, sindaci, imprenditori agricoli e aziende vitivinicole sono pronti a riaprire un durissimo fronte di opposizione. Gli esponenti del Comitato “Nessuno tocchi l'Irpinia” si dicono molto preoccupati per la piega che ha assunto la vicenda amministrativa dell'Ato, anche alla luce della comunicazione giunta dagli stessi uffici regionali, soltanto una settimana fa, che in sostanza da il via libera alla gara affermando che per il progetto del biodigestore di Chianche non sarà necessaria una Valutazione di Impatto Ambientale. Basteranno delle prescrizioni. Il Comune di Chianche ha reiterato la richiesta di autorizzazione a costruire nell'area Pip individuata nel mezzo dell'areale del Greco di Tufo docg.

“Sembra un film già visto, anzi la reiterazione di un incubo – dichiara Ranieri Popoli – Si insiste in maniera palesemente illegittima sulla base di un giudizio puramente discrezionale, non tenendo assolutamente conto di una sentenza del Tar, quella del febbraio 2021, con cui chiaramente si annullano gli atti prodotti da Regione e Comune di Chianche e si dice che la procedura deve essere ripresentata chiedendo tutti i pareri di legge”. Non si tratta di un’opposizione fondata su pregiudizi ideologici, sottolineano i comitati, né su interessi corporativi, tantomeno su ragioni di campanilismo territoriale. Ma è una questione di metodo e di merito. A cominciare dall’autocandidatura del comune di Chianche che ha escluso a priori ogni alternativa. L’impianto è stato considerato come una mera opera pubblica municipale per cui non è stata mai convocata una Conferenza dei servizi coinvolgendo i comuni limitrofi e gli attori interessati della filiera agricola ed enologica. Per questo il Tar aveva dato ragione ai comuni ricorrenti ai quali è stato riconosciuto lo status di enti territorialmente interessati e lesi. “Ora con l'arrivo di un commissario nominato dalla Regione, c'è il rischio aggiuntivo che certe decisioni vengano assunte in forma monocratica. Per questo non lasceremo che la partita si chiuda così - aggiunge Popoli - La battaglia, per quanto ci riguarda va avanti. E' pronto il secondo ricorso al Tar, con la partecipazione di tutti i comuni del comprensorio, non solo della provincia di Avellino, che si oppongono alla realizzazione dell'impianto. Perseverare su quel sito francamente ormai risulta inspiegabile e poco responsabile – conclude Ranieri popoli – Alla luce di quanto è accaduto appare come un’ossessione mentre il buon senso dovrebbe indurre a ripensare la localizzazione degli impianti”.