Autonomia, l'irpino Cassese guida la Costituente per definire i Lep

Il ministro Calderoli ha voluto il professore campano, tra i più autorevoli costituzionalisti

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Cassese sull'autonomia ha più volte espresso dei dubbi: " Rischia di acuire le disuguaglianze tra Nord e Sud"

Avellino.  

Il progetto di Autonomia regionale differenziata voluto dalla Lega fa un nuovo passo in avanti: è stato ufficialmente istituito il Comitato per l’individuazione dei livelli essenziali delle prestazioni, i famosi Lep, che supporterà il lavoro della cabina di regia.

Una piccola Costituente di esperti

A presiedere il Comitato sarà un irpino, il professor Sabino Cassese, tra i più autorevoli costituzionalisti del secondo dopoguerra, insieme a 60 tra le massime autorità del campo amministrativo e accademico, del diritto costituzionale, europeo ed internazionale, dell’economia e della matematica. Tra di essi anche il napoletano Guido Trombetti, professore emerito di analisi matematica presso l’Università Federico II. Ci sono poi nomi importanti come l’ex premier Giuliano Amato, l’ex presidente della Camera Luciano Violante e il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco.

Un «prestigioso gruppo di esperti», sottolinea il ministro per gli Affari Regionali Roberto Calderoli, che accosta il ruppo a una “piccola Costituente” che «opererà per individuare finalmente quei diritti civili e sociali che il cittadino italiano può pretendere dai vari soggetti costituenti la Repubblica italiana».

Ma come la pensa Sabino Cassese sull'autonomia?

Il presidente della nuova Costituente che avrà il compito difficilissimo di definire i livelli essenziali di prestazioni (indispensabili per garantire pari diritti e sevizi in tutto il territorio italiano) più volte si è espresso sulla bozza di legge Calderoli, e spesso in maniera critica.

Il Costituzionalista campano ha avanzato dei dubbi sui trasferimenti di competenze alle Regioni come istruzione e ambiente. In una intervista rilasciata al Quotidiano La Stampa, Cassese ritiene “la legge attuativa delle autonomie regionali materia delicata, che se non trattata con la giusta accortezza – avverte Cassese – rischia di acuire le disuguaglianze e rendere più profonda la spaccatura tra Nord e Sud”.

E se al Nord andranno più risorse, il Sud ne otterrà meno. “ Nel 2017 - 2018 era stato valutato che le tre regioni del Nord che richiedevano l’autonomia differenziata avrebbero goduto di 21 miliardi in più di risorse per anno – ricorda Cassese - ciò che avrebbe comportato per la Lombardia un aumento delle risorse disponibili in bilancio di più di un quarto. Da ultimo, non va dimenticato che alcune Regioni vogliono colmare il cosiddetto residuo fiscale positivo, lamentando che lo Stato raccoglie imposte sul loro territorio più di quanto conferisce loro in termini di servizi. Tutto questo riapre la ferita del divario».