L’ex sindaco Gianluca Festa è svanito nel nulla. Si aggira? Medita? Complotta?

Un tempo “l’uomo solo al comando”, oggi il grande assente del teatrino politico avellinese

l ex sindaco gianluca festa e svanito nel nulla si aggira medita complotta

Nessuno lo ha più visto. Intanto l’amministrazione annaspa tra bilanci bocciati, consiglieri ribelli e fantasmi (politici) del passato

Avellino.  

C’era una volta Gianluca Festa. Quello che voleva rivoltare il Pd bussando alla porta del partito "armato" di pallottoliere. Poi, puff. Svanito. Dissolto. Evaporato come un ghiacciolo al sole di giugno sul Corso di Avellino. Un tempo onnipresente, ipercinetico, capopopolo e capobanda, oggi neanche un’eco rimane del suo vocione. Lo stesso che minacciava Laura Nargi con epiche parole da telenovela sudamericana: “Se arrivo io, tu scompari”. E invece, sorpresa: è lui ad essersi volatilizzato, lasciando in scena solo la sua ex vice e un’aula consiliare che sembra il set di Chi l’ha visto?

In città lo chiamano ormai “il Gobbo di Piazza del Popolo”, per quell’abitudine recente di sbucare solo al buio, tra una riunione carbonara e un selfie con se stesso. E pure adesso gira armato di pallottoliere, dove sempre si aggiorna sui buoni e i cattivi. Altri preferiscono “il Mostro di Lokness”, ma più per la leggenda: pare che ogni tanto qualcuno lo intraveda dietro una tenda o sul retro di un bar. Ma niente di verificabile. Nessuna prova. Solo il vuoto. Un’assenza che fa più rumore di mille comizi.

Nel frattempo, Laura Nargi, la sindaca del “non mi dimetto neanche sotto tortura”, si affanna tra protocolli, diffide prefettizie e pacche sulle spalle dai colleghi sindaci delle feste di paese. “Onorerò il mio mandato fino all’ultimo giorno”, dice. Ma nessuno ha avuto il coraggio di chiederle quale ultimo giorno: quello sul calendario o quello profetizzato dal Prefetto Rossana Riflesso, che intanto ha fatto partire la clessidra del destino?

La maggioranza, quella granitica che si presentava al voto come una lastra di porfido, si è sgretolata al primo sbalzo termico. I consiglieri di “Davvero” e “Viva la libertà” (nomi ormai da romanzo d’appendice) hanno bocciato il bilancio consuntivo con la disinvoltura di chi sa che non deve più guardare in faccia nessuno, tantomeno la sindaca con cui hanno condiviso cinque anni di panchina e gomitate.

E così, mentre Nargi lancia appelli alla responsabilità (con lo stesso entusiasmo con cui si invoca la pioggia a Ferragosto), c’è chi prova a contare i numeri per sopravvivere: serve il ritorno del figliol prodigo Rocchetta e altri tre miracoli in salsa democristiana per rianimare una maggioranza morta e sepolta. Ma i consiglieri festiani, quei nove irriducibili, sembrano più inclini alla clausura che alla riconciliazione.

L’altra via, quella di un governo di scopo, è talmente improbabile da sembrare un pesce d’aprile prolungato. Pd e Forza Italia insieme per “non perdere i 150 milioni del Pnrr”? Pare un incrocio tra un cinepanettone e una fiaba distopica. La sindaca dovrebbe dimettersi, azzerare la giunta, mandare segnali di fumo e sperare che il Pd si svegli con un colpo di sole e decida di darle fiducia. Per ora, tutto tace.

Intanto, nell’ombra, si mormora che Festa ci sia ancora. Che vegli. Che aspetti. Forse in una cantina, forse nei sotterranei del Comune, forse dietro una tenda alla sede di “Davvero”, con una tazzina di caffè e uno sguardo alla House of Cards. Come Polifemo, ogni sera fa rientrare nel recinto le sue pecorelle. Chissà. Magari tornerà proprio all’ultimo, quando l’agonia sarà al suo apice, per dire ancora una volta: “Io ve l’avevo detto”. Oppure no. Magari resterà per sempre una leggenda. Come il Mostro di Lokness. Ma col cappotto blu e gli occhiali da sole. Anche a dicembre.