Morte Astori, Mascia: "Patologia difficile da riconoscere"

L'aritmologo della Clinica Montevergine al microfono di 696 TV Otto Channel

Avellino.  

 

di Marco Festa

Un incubo a occhi aperti. A ventiquattro ore di distanza dalla prematura scomparsa di Davide Astori, trentunenne capitano della Fiorentina, lo sconcerto collettivo è ancora palpabile. In attesa dell'autopsia, che farà chiarezza in maniera definitiva sulle cause del decesso del difensore ex tra le altre di Cagliari e Roma, non resta che affidarsi a specialisti del settore come il dottor Giuseppe Mascia della Clinica Montevergine di Mercogliano per provare a dare una risposta concreta a una vicenda di cui si fatica a farsi una ragione: “La morte improvvisa è un tema estremamente complesso, oggetto di numerosi studi clinici e molecolari in cardiologia. La scienza stessa è ancora molto in difficoltà nel trovare le cause di morte improvvisa e di aritmie fatali.” - ha esordito l'aritmologo al microfono di 696 TV Otto Channel - “Questi casi possono essere spiegati in vari modi: le patologie più frequentemente coinvolte sono sicuramente quelle ereditarie che generano malattie del muscolo cardiaco, tra cui la cardiopatia ipertrofica, la displasia aritmogena del ventricolo destro, la cardiopatia dilatativa e allo stesso tempo le malattie genetiche cardiache, causate per l'appunto da geni, che determinano la morte improvvisa ed hanno come prima manifestazione l'aritmia fatale.”

L'Italia è un paese all'avanguardia nelle visite mediche che precedono il via libera alla pratica dell'attività sportiva. Il presidente del Coni e commissario straordinario della Lega A, Giovanni Malagò, ha invitato a non speculare su quanto accaduto. E Mascia conferma che ci sono patologie che possono restare non manifeste o nascoste anche alle più accurate analisi: “Ci sono oggi dei quadri complessi, o pattern che appaiono e scompaiono. Di conseguenza, spesso, anche con un elettrocardiogramma può essere difficile riconoscerle. Ovviamente è fondamentale avvalersi di competenze cardiologiche / elettrofisiologiche molto specifiche: ad esempio patologie come la sindrome di Brugada hanno un pattern tipico che può essere visto, ma appare e scompare, anche in alcune condizioni come la febbre. Insomma, la difficoltà è che non sempre è facile riconoscere simili patologie.”

Non resta dunque che prendere atto dell'esistenza delle fatalità, ma non rassegnarsi e continuare a portare avanti un capillare e accurato lavoro di ricerca per avere strumenti sempre più potenti per ridurre i rischi: “La ricerca deve battere sulla genetica, il futuro è la genetica. Ad oggi sono circa cinquanta i geni che più frequentemente sono coinvolti nella morte cardiaca improvvisa, ma ce ne sono anche tanti altri che non sono ancora conosciuti. Nel caso specifico, conosciamo i geni delle malattie più frequenti quali Brugada, QT lungo, ma bisogna lavorare per identificare la genetica, identificare il pattern con elettrocardiogrammi, con ecocardiogrammi, con test ergometrici. Si può fare di più, sicuramente.”

Clicca qui per vedere l'intervista integrale a Giuseppe Mascia, aritmologo della Clinica "Montevergine" di Mercogliano (video tratto da OttoChannel.tv)

Foto tratta da violachannel.tv