Paradosso Avellino, intrappolato in un limbo a cui sembra essersi rassegnato

Defezioni oggettive, ma ora bisogna dimostrare di avere la forza per reagire senza piangersi addosso

paradosso avellino intrappolato in un limbo a cui sembra essersi rassegnato
Avellino.  

Il settimo pareggio in dieci partite lascia l'Avellino nel suo limbo psicologico e di classifica. Tredici punti, dodicesimo posto nel girone C di Serie C, appena due vittorie all'attivo ma pure una sola sconfitta al passivo. Né carne, né pesce. Il 2-2 maturato in extremis a Catania ha il pregio di essere arrivato con la feroce determinazione di non perdere, tanto da rimettere la partita in equilibrio all'ultimo respiro, ma è anche piena zeppa degli ormai conclamati difetti di una squadra ancora lontana dal trovare una propria identità, più che tattica di atteggiamento.

Fiammate, per la stragrande maggioranza su palla inattiva, per produrre quel paio di occasioni o poco più, a partita, che si riesce a tirar fuori con fatica enorme; amnesie, disattenzioni e maglie larghe in fase di non possesso, a fare da contraltare alla tenacia con cui, nella passata stagione, non si lasciava nemmeno il tempo di pensare agli avversari arrivando sempre primi sul pallone. Il cammino singhiozzante continua, tra oggettive defezioni e mancanza di soluzioni valide con cui affrontarle, nonostante una rosa più profonda dello scorso anno con cui si sarebbe dovuto far fronte proprio a questo tipo di vicissitudini. Si va avanti di ultima spiaggia in ultima spiaggia, dopo aver delegittimato l'operato dell'allenatore nelle grottesche ore post Monterosi, ed è arrivato il momento dell'ennesima gara della verità mentre ci si chiede se davvero questa squadra abbia la forza di voltare pagina con decisione e in maniera radicale per svincolarsi dal ruolo di incompiuta con cui sembra, paradossalmente e pericolosamente, essersi rassegnata a convivere. Come? Piangendosi addosso per le defezioni più che reagire sul campo oltre le pur reali e non immaginarie assenze, a dir poco penalizzanti.

A tal proposito, domenica, alle 14,30, al “Partenio-Lombardi”, contro la Paganese, si dovrà tornare a fare a meno di Kanoute: nemmeno il tempo di recuperarlo che si è fatto buttare fuori in maniera ingenua prendendosela con un raccattapalle che ritardava la ripresa del gioco. Da valutare le condizioni di Ciancio, alle prese con problemi alla schiena che non gli hanno permesso neppure di accomodarsi in panchina così come quelle di Carriero, alle prese con una distorsione di lieve entità a una caviglia, ma che, salvo giocare con infiltrazioni, potrebbe vedersi costretto a un nuovo forfait dato il ridotto lasso di tempo per recuperare. Sul calendario così fitto di appuntamenti e senza soste ci sarebbe da aprire un'altra parentesi. E mentre ci si interroga su quando Scognamiglio sarà finalmente in grado di dare il proprio contributo alla causa, dopo essere passato da un acciacco all'altro, tra natura traumatica e muscolare, trascorrendo la stagione tra lavoro differenziato e cure fisioterapiche, è certo che per lo stop di D'Angelo sarà prolungato. La distorsione complessa della tibia tarsica destra rimediata prima della trasferta ad Andria può tradursi in un periodo di stop non inferire alle tre settimane. E così l'unico a recuperare per il derby contro gli ex Castaldo e Zito sarà Maniero anche se Plescia, a bersaglio, si candida a essere confermato tra i titolari. Titolari tra cui tornerà, certamente, Micovschi. Il modulo? Probabile la conferma del 3-4-2-1, soprattutto se Ciancio non dovesse essere in condizioni tali da poter presidiare la corsia di competenza.