Avellino-Foggia, raccattapalle inibito. La famiglia: "Non è stato nostro figlio"

Lettera alla redazione da parte dei genitori del collaboratore irpino, sanzionato il 5 maggio scorso

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Avellino.  

All'indomani della gara tra l'Avellino e il Foggia, giocata il 4 maggio scorso, il giudice sportivo della Lega Pro, Stefano Palazzi, dispose l'ammenda per i due club e l'inibizione per un collaboratore della società irpina fino al prossimo 4 giugno. I genitori del giovane raccattapalle, con decisione familiare e non legata all'US Avellino, hanno presentato ricorso avverso al provvedimento assunto nei confronti del tesserato biancoverde che, secondo la famiglia, "non indossava la pettorina n° 5 e non era il ragazzo che dalle foto e dai video si rendeva protagonista delle condotte sanzionate". Ecco quanto spiegato contattandoci con una prima lettera alla redazione in attesa dell'iter nel grado di giustizia sportiva.

Il ricorso alla Corte Sportiva d'Appello Nazionale è stato, però, respinto la FIGC ha pubblicato le motivazioni sul sito ufficiale. La famiglia ha voluto rimarcare il disappunto per la decisione con una nuova lettera inviata alla nostra redazione: "È inutile dire che siamo oltre che rammaricati, delusi ma soprattutto stupiti perché di tutto si può parlare fuorché di giustizia. - si legge nella nota diffusa dai genitori del ragazzo - Mio figlio non indossava la pettorina n. 5. Mio figlio nell'elenco dei raccattapalle era classificato al n.4 e indossava la pettorina n. 8. I giudici della corte d'appello non hanno ascoltato le nostre ragioni. Tutti sanno che mio figlio non ha commesso i fatti contestati ma chi è deputato a far emergere la verità, tace e anzi avalla un verbale che è stato redatto senza alcun rigore logico per quanto riguarda l'identificazione del o dei responsabili. Il verbale oltretutto appare contraddittorio perché mentre riporta chiaramente e dettagliatamente tutte le condotte punite associa il nome del raccattapalle n°5 con Nappi Aniello che di pettorina indossava il n.8. Ho sempre pensato che lo sport a certi livelli fosse una disciplina seria ma mi sto ricredendo e provo grandi sfiducia anche in questi organi (procura federale - Corte sportiva d'Appello) con questi nomi così altisonanti ma completamenti vuoti nella sostanza. Lo sport che educa ha fallito perché da una parte c'è qualcuno che pensa di averla fatta franca per le azioni contrarie alle regole che ha posto in essere e dall'altro c'è un ragazzo che è stato travolto da una sanzione senza alcuna colpa. Non è questo lo sport! Non è questa la giustizia che deve garantire il rispetto delle regole!".