Suscita inevitabile curiosità quella costruzione che si staglia inattesa su una delle zone più antiche di Benevento. Una torre merlata che svetta sulle affollate costruzioni della zona di Porta Rufina: il quartiere di Benevento che prende il nome da una delle antiche porte cittadine, poi abbattuta per consentire il traffico veicolare.
E dunque era prevedibile la grande affluenza per un luogo tanto interessante quanto inedito. A svelare il mistero la delegazione del Fondo Ambiente Italiano di Benevento che per le Giornate Primavera 2024 ha reso accessibile (solo per i soci Fai) Casa Cocchiarella e la sua torre neogotica oltre alla Chiesa del Complesso delle Orsoline (aperta invece a tutti).
Ed è stato, come detto, subito boom di visitatori alla scoperta di questo patrimonio unico.
“Un angolo della città mai esplorato al centro tra il quartiere Triggio e Corso Garibaldi” spiega il capo delegazione Fai di Benevento, Ferdinando Ielardi.
Casa Cocchiarella costruita intorno agli anni '20 si trova tra i vicoli di Benevento e la sua torre neogotica è visibile da svariati angoli della città, ma l'ingresso della casa risulta nascosto nel quartiere Porta Rufina. La storia dell'edificio rappresenta quella di una famiglia benestante novecentesca che, per cercare la luce dall'angusto centro storico, decise di arricchire la sua dimora con una splendida torre in stile neogotico raggiungibile attraverso una pregevole scala a chiocciola e da cui si gode di una vista spettacolare sulla città.
La Chiesa del Complesso delle Orsoline, invece, rappresenta un patrimonio impresso nella mente di tante Beneventane perchè luogo di culto del monastero che ospitava le suore e la loro missione educatrice. E' qui che si sono formate generazioni di beneventane e rivederla è un vero tuffo nei ricordi.
“Casa Cocchiarella e le Orsoline sono legate – evidenzia ancora Ielardi - perchè la prima ospitò anche una piccola scuola in cui insegnavano proprio le signorine Cocchiarella, mentre le Orsoline rappresentavano la grande scuola femminile di Benevento”.
Mette in evidenza l'impegno dei giovani “apprendisti ciceroni” guida per le visite, invece, il vice presidente regionale Fai Patrizia Bonelli “Quest'anno sono impegnati gli studenti dell'Istituto Alberti di Benevento, è un momento speciale per i più giovani che oltre a conoscere il loro patrimonio cittadino possono sperimentare il confronto con il pubblico”.
Le visite saranno possibile anche oggi fino alle 18.
Benevento, inoltre, per le Giornate Fai di Primavera ospita anche un altro importante momento. Una grande conclusione con un concerto in programma stasera alle ore 18.45, è “Ecce Quam Bonum”, un concerto che riporterà gli spettatori indietro nel tempo, catapultandoli direttamente nell’Alto Medioevo.
Grazie alla Schola Cantorum “Orbisophia” sarà possibile ascoltare il canto beneventano, canto liturgico diffuso nella Benevento longobarda tra i secoli VI e VIII, prima che venisse sostituito dal canto gregoriano. Le sue testimonianze sono giunte fino ad oggi, e il desiderio di tramandarlo alle generazioni future è forte: per questo sono stati coinvolti, con grande entusiasmo, gli studenti dell’Istituto Comprensivo Statale ad indirizzo musicale “G. Bosco Lucarelli”. La cornice non poteva che essere la splendida Chiesa di Santa Sofia, dal 2011 Patrimonio dell’Umanità Unesco e tra le più celebri testimonianze dell’architettura longobarda in Sud Italia, dove il canto beneventano è nato.
