Legalità: studenti e detenuti si scrivono

Emozioni per 'un incontro inatteso, oltre ogni barriera' alla casa circondariale di Benevento

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Benevento.  

Scrivere una lettera, nel mondo dei social e dei messaggi istantanei, è già impegnativo. Scriverela ad una persona che non si conosce e che vive una condizione diametralmente opposta alla propria è quasi un'impresa. Una sfida affrontata e sicuramente vinta dagli studenti del Liceo Scientifico di Morcone, Don Peppino Diana e dai detenuti della Casa Circondariale di Benevento che hanno messo a nudo le proprie emozioni leggendosi: a parti inverse le missive.

Una didattica innovativa quella sperimentata degli studenti della VA del liceo scientifico dell’IIS don Peppino Diana di Morcone presso la sala polivalente della casa circondariale di Benevento. In un percorso sulla legalità avviato dalla Prof.ssa Daniela Collarile, referente di Educazione civica del liceo scientifico di Morcone, in collaborazione con la Camere Penale di Benevento e con il MIUR, si è inserito trasversalmente il libro “Parlami dentro. Oltre il carcere lettere di (r)esistenza”, ideato e curato da Marilù Ardillo, nato da un progetto della Fondazione Vincenzo Casillo che ha generosamente messo a disposizione il testo per gli studenti e per alcuni ospiti della Casa circondariale di Benevento coinvolti in un progetto di lettura.

Così, riprendendo la geniale intuizione della Ardillo, è nata l’idea ancor più accattivante di uno scambio epistolare tra studenti e detenuti, scambio che si è concretizzato stamani attraverso la lettura di quanto si sono vicendevolmente confidati i protagonisti.

Ne è emerso un incontro dal profondo coinvolgimento, un’esperienza di grande empatia emotiva e relazionale ma, soprattutto, un invito a riflettere sulla circostanza che i “colpevoli”, in fondo, sono le prime vittime di un sistema malfunzionante; diversamente le carceri non avrebbero ragion d’esistere perché la prevenzione distoglierebbe, con tutti i mezzi, dal delinquere.

Un momento dal grande valore educativo; un modo trasversale e inconsueto di fare didattica, nello specifico educazione civica, consentendo di far vivere agli studenti un’esperienza forte, un invito alla riflessione su quanto sia necessario orientare la vita a scelte che mettano sempre al primo posto la persona - in particolare la sua dimensione relazionale - il rispetto delle regole e il bene comune, che si nutre di gratuità e di reciprocità.

L’arduo compito demandato ai docenti è quello di formare cittadini consapevoli e responsabili, educarli alla cittadinanza ma una cittadinanza ampia e articolata, fatta di senso della legalità, di etica delle responsabilità, di pensiero critico, di capacità di argomentare, di confrontarsi e di condividere con gli altri delle esperienze indipendentemente da un’affinità culturale, sociale, linguistica, religiosa, razziale, di opinione e politica. Educare alla cittadinanza, dunque, non può limitarsi alla mera conoscenza di norme e principi giuridici, non può investire solo la sfera cognitiva, i saperi, le conoscenze ma, soprattutto, deve coinvolgere la dimensione etica, relazionale ed affettiva, fornire agli studenti strumenti per interpretare le informazioni, stimolarli a una visione critica, indurli a porsi domande piuttosto che accontentarsi di risposte precostituite, fornire una cassetta degli attrezzi da poter utilizzare in qualsiasi contesto.

Un progetto riuscito grazie alla comunità scolastica dell’IIS Don Peppino Diana a Gianfranco Marcello, direttore della Casa circondariale di Benevento, alla Presidente della Camera Penale, Simona Barbone, complice in una proficua e consolidata collaborazione nella realizzazione del progetto sulla legalità, a Marilù Ardillo, ideatrice e curatrice del testo “Parlami dentro. Oltre il carcere lettere di (r)esistenza”, alla La Fondazione Vincenzo Casillo, per l’indispensabile apporto alla realizzazione del progetto, agli educatori, alla polizia penitenziaria e a tutti coloro che hanno contribuito alla buona riuscita dell’evento.

Un progetto riuscito grazie, soprattutto, agli ospiti del penitenziario per aver voluto generosamente e coraggiosamente condividere con gli studenti la propria esperienza di vita.