Le aree non interne hanno bisogno di opportunità non di retorica

Il commento del presidente dell'associazione Salute e Sicurezza, Alfredo Lavorgna

le aree non interne hanno bisogno di opportunita non di retorica
Benevento.  

"In ogni tornata elettorale, torna puntuale la retorica delle aree interne: territori fragili, spesso dimenticati, ma improvvisamente centrali nel dibattito politico quando si avvicinano le urne. Le montagne, le colline, i piccoli borghi, le comunità che resistono allo spopolamento e all’abbandono, vengono celebrate come custodi dell’identità e riserva di futuro. Ma dopo i discorsi e le promesse, cosa resta davvero?"
Parte da qui Alfredo Lavorgna, presidente associazione Salute e Territorio.
"La Strategia Nazionale per le Aree Interne (SNAI), lanciata ormai da oltre un decennio, ha mostrato luci e ombre. In alcune zone ha acceso processi partecipativi, ha sostenuto servizi e iniziative locali. In altre, ha prodotto documenti e burocrazia, ma pochi cambiamenti tangibili. Il problema non è tanto la strategia in sé, quanto la sua traduzione politica e amministrativa: lenta, frammentata, priva di visione di lungo periodo.
Con le elezioni regionali alle porte, è doveroso chiedersi:
Cosa vogliamo fare davvero delle aree interne?
Vogliamo continuare a considerarle “zone da aiutare”, oppure possiamo cominciare a riconoscerle come territori da valorizzare, con politiche strutturali, investimenti mirati e servizi pubblici dignitosi?".

E ancora: "Non servono slogan né pacche sulle spalle. Serve una regia politica coraggiosa, capace di andare oltre il centralismo decisionale, di scommettere sulla sanità di prossimità, sulla mobilità sostenibile, sulla scuola nei territori, sull’agricoltura di qualità, sulla cultura diffusa e sulle nuove forme di economia locale. Serve una visione che non si limiti a frenare lo spopolamento, ma che generi nuove attrattività.

Chi si candida a governare la Regione deve dire chiaramente quale posto avranno le aree interne nella sua agenda politica: non nei programmi patinati, ma nei bilanci, nelle delibere, nelle scelte quotidiane.
Perché le aree interne non hanno bisogno di compassione, ma di rispetto, ascolto e futuro, partendo proprio dal diritto alla salute".