“La manifestazione di oggi a Bruxelles E’ stata un’occasione straordinaria di partecipazione, trasversale, di tutti i sistemi agricoli europei, uniti nel chiedere alla Commissione delle politiche agricole, commerciali, fiscali e di bilancio regole più eque, coerenti e rispettose”.
Così Gennarino Masiello, Vice Presidente Nazionale Coldiretti, che a capo di una nutrita delegazione sannita, ha partecipato alla manifestazione di protesta contro i tagli annunciati dalla Ue al comparto primario dell’economia. Il folto gruppo sannita si è unito a migliaia di loro colleghi provenienti da ogni angolo dell’Europa. La protesta era rivolta soprattutto contro la tecnocrazia comunitaria. “Va tagliata la burocrazia non la PAC. Diciamo no – chiarisce Masiello – al fondo unico, no al Mercosur (Accordo di libero scambio tra Comunità europea e Paesi latino-americani, ndr) senza reciprocità. Sono necessari più controlli alle frontiere contro le importazioni sleali, che colpiscono le nostre produzioni, a cominciare da quelle del Sannio”. Non è stata risparmiata la Presidente della Commissione Europea, Ursula Von Der Leyen: “Ci restituisca – hanno urlato i manifestanti - i 90miliardi rubati agli agricoltori per bombe e carri armati”. In particolare, per lottare contro questa diseconomia assoluta, la Coldiretti chiede che si imponga obbligatoriamente in etichetta l’origine del prodotto. “Va abolita – aggiunge in proposito – la regola dell’ultima trasformazione sostanziale del codice doganale. Basta – afferma – inganni in etichetta! L’obiettivo di fondo è quello di “proteggere la salute delle persone con cibo di qualità naturale e locale dicendo no ai cibi ultraformulati e da laboratorio”.
L’appuntamento è servito anche a fare il punto della situazione sul tabacco. “Anche per questo settore – spiega Masiello – la partecipazione nostra e di colleghi europei è stata massiccia. La nostra protesta è contro un approccio della comunità europea che riteniamo penalizzante. La coltivazione subisce discriminazioni non solo all’interno della Pac ma anche al punto di vista fiscale. L’ampliamento del trattamento fiscale e burocratico anche al greggio e i consistenti aumenti delle accise rischiano di generare oneri sproporzionati per i coltivatori e la filiera, distorcendo la concorrenza a favore di importazioni da Paesi extra-Ue con standard inferiori in materia sociale ed ambientale”.
