Alluvione. Ancora un grido di allarme da parte delle aziende

Il comitato alluvionati di Solopaca Scalo e l'azienda Soia chiedono interventi urgenti

Solopaca.  

Dopo l'alluvione il nulla. Promesse, seguita da qualche timido inizio di sporadici lavori non emergenziali, bensì stagionali come il taglio degli alberi che ormai hanno invaso il letto e le sponde del Calore. Poi, nulla più a parte delle tante donazioni fatte per aggiustare scuole ed aiutare imprese. Soldi arrivati e depositati chissà dove e chissà fino a quando visto che edifici scolastici e privati sono sempre lì, sventrati e ammuffiti dopo essere stati sommersi dalla furia dell'acqua che lo scorso 15 ottobre ha letteralmente messo in ginocchio una provincia intera che ha mostrato tutta la sua debolezza idrogeologica. Ed oggi, dopo quasi sette mesi dall'alluvione, dal Sannio operativo si alzano ancora grida di allarme. Una lunga lettera arrivata in redazione a firma di un'azienda, La Soia di Solopaca Scalo e da un gruppo di cittadini “alluvionati”, la dice lunga su cosa è stato fatto in questi sette mesi: assolutamente nulla o quasi sul piano della prevenzione e per quanto riguarda il ripristino di strutture e infrastrutture.

“A distanza di sette mesi dagli eventi alluvionali dell'ottobre 2015, dalla individuazione dei Comuni colpiti, dalla individuazione delle aziende interessate e dalla successiva consegna delle schede della prima stima dei danni subiti (peraltro riprodotte anche successivamente a seguito dell'insediamento del commissario ad acta) noi azienda alluvionata S.O.I.A. SRL e l'intera popolazione di Solopaca Scalo non abbiamo ricevuto alcun riscontro sulla formazione di un elenco dei soggetti richiedenti, sui protocolli assegnati alle domande di aiuto, sulle decisioni adottate o da adottare”. Insomma, nulla di nulla nemmeno per quanto riguarda “l'identificazione certa da parte degli Enti delle famiglie e delle imprese colpite dalla calamità naturale. La drammatica alluvione che ha flagellato il territorio della provincia del Sannio ha portato devastazione del territorio e la distruzione di moltissime attività commerciali ed industriali e il danneggiamento delle restanti. Dopo aver effettuato la ricognizione dei danni ed esserci confrontati con i cittadini e le altre imprese, al di là dell'appartenenza partitica e delle diverse letture sulle responsabilità di quanto accaduto, il Governo centrale: non ha sospeso le imposte nazionali, le scadenze e gli adempimenti amministrativi né ha fissato una moratoria delle rate di mutuo a carico delle attività commerciali e artigianali; non ha stanziato fondi per finanziamenti agevolati e risarcimenti tempestivi a favore dei soggetti privati; non ha stanziato l'utilizzo di una parte significativa delle risorse previste nel decreto “Sblocca Italia” già per le aree Metropolitane a rischio idrogeologico”.

Dito puntato non solo contro il governo centrale, ma anche contro il Comune di Solopaca: “non si è curato di sollevare dal pagamento della TARI la popolazione ed le imprese residenti allo Scalo Ferroviario nonostante siano state destinatarie per ben sei mesi di provvedimento di sgombero dalle loro case e aziende. Non ha ancora rimosso, lungo lo scalo ferroviario, detriti presenti a ridosso della carreggiata. A distanza di sette mesi, non è stato fatto nulla nei confronti dei privati cittadini e delle aziende, e le popolazioni del Sannio colpite, sono state lasciate sole con tutti i loro problemi, e con il timore - che diventa ogni giorno di più certezza - che saranno abbandonate al loro destino senza che lo Stato muoverà un solo dito in loro favore. Questa certezza deriva anche dal fatto che, mentre gli alluvionati del nord (Liguria in testa) hanno ricevuto attenzioni e ristoro dei danni, le popolazioni del Sannio sono ancora in attesa di una qualche minima iniziativa diretta nei loro confronti. Sono forse quelli del Sannio cittadini di serie «B» perché si trovano al sud e non hanno all'interno del Governo e delle forze politiche di maggioranza alcun sostenitore pronto a difendere i loro interessi, come invece fanno quelli della Lega con i cittadini del nord? Purtroppo è questa l'immagine che dà di sé l'Italia: super protetta al nord, dimenticata, se non proprio maltrattata, al sud. Basti citare la disparità di trattamento tra comuni alluvionati. Il capoluogo ligure ha incassato fino all'80% del valore dei danni subiti nelle due alluvione del 2011 e del 2014 mentre nel nostro territorio le somme stanziate sono state destinate solo alle opere pubbliche e non per sostenere attività produttive locali e la popolazione colpita. Non va sottaciuto che quanto accaduto non è un evento fortuito, ma ha radici nella incuria delle nostre amministrazioni, che non hanno provveduto alla pulizia degli alvei del Calore (attività necessaria per scongiurare eventi quale quello verificatosi). Per non parlare del posizionamento del traliccio della superstrada Caianello - Benevento NELL'ALVEO del fiume Calore, proprio a ridosso della frazione dello Scalo Ferroviario e la riduzione della luce del ponte Maria Cristina , che forma un vero e proprio tappo per le acque in fase di piena. Quanto verificatosi, pertanto, era prevedibile”.