Piange e si scusa: "Voglio bene a mamma". Scarcerato il 23enne

Obbligo di firma per il giovane di Torrecuso arrestato dai carabinieri

Benevento.  

Da mercoledì era rinchiuso nel carcere di contrada Capodimonte, e quando questa mattina si è trovato di fronte il gip Gelsomina Palmieri, è scoppiato in lacrime. “Prometto di non farlo più... Io voglio bene a mia madre”, ha detto singhiozzando il 23enne di Torrecuso arrestato dai carabinieri per le ipotesi di reato di tentata estorsione e lesioni. Era stata la mamma, poi trasportata in ospedale per le ferite subite, a chiedere l'intervento dei militari della Stazione di Paupisi. Il figlio l'avrebbe picchiata per non avergli dato i soldi che voleva, per questo lei aveva fatto scattare l'allarme.

Un gesto che il giovane, difeso dall'avvocato Michele Rillo, ha ammesso di aver compiuto. La conseguenza, forse, dell'eccessiva ingestione di un superacolico e, soprattutto, della mancata assunzione dei farmaci che gli sono stati prescritti per i problemi psichici di cui soffre. Una condizione per la quale è stato sottoposto, in passato, ad un programma di riabilitazione.

“Ho sbagliato, chiedo scusa per ciò che ho combinato...”, ha ripetuto, piangendo, anche al suo legale nel corso dell'udienza di convalida. Un appuntamento che si è concluso con la decisione del giudice, che lo ha rimesso in libertà con l'obbligo di firma. Epilogo cautelare di una storia che, al di là delle implicazioni di natura giudiziaria, è profondamente sottesa dai dubbi e dagli interrogativi legati al supporto che dovrebbe essere assicurato all'indagato per il suo stato di salute. Per il quale la risposta non può certo essere una misura restrittiva.

Situazioni come quelle sfociate nell'arresto del 23enne non rappresentano purtroppo una novità nella nostra provincia, dove sono numerose le famiglie che vivono situazioni laceranti e di estrema difficoltà dovute ai problemi che si accompagnano alle diverse dipendenze e alla patologia mentale.

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