Annegata durante alluvione, Gip decide destino dell'indagine

Il Pm ha chiesto l'archiviazione, no dei familiari della 70enne di Pago morta il 15 ottobre 2015

Benevento.  

La Procura ha chiesto l'archiviazione, la parte offesa si è opposta, puntando ad ottenere una prosecuzione dell'attività investigativa. Ora toccherà al gip Loredana Camerlengo, dinanzi al quale questa mattina si è tenuta la camera di consiglio, decidere se scrivere la parola fine sull'inchiesta, a carico di ignoti, per la morte di Anna De Ieso, settant'anni, di Pago Veiano, una delle delle due vittime incluse nel tragico bilancio del nubifragio che il 15 ottobre 2015 aveva sventrato Benevento e gran parte della sua provincia.

La donna era stata travolta dall'acqua e dal fango, restando intrappolata e perdendo la vita per annegamento. Inutile, purtroppo, ogni soccorso per la malcapitata, per lei non c'era stato alcunchè da fare. Il dramma si era consumato dinanzi alla sua abitazione: una costruzione ritenuta abusiva, per la quale era stata avanzata un'istanza di sanatoria che da tempo non aveva ricevuto alcun riscontro. Una condizione, quella dell'immobile abusivo, sottolineata dal pm Miriam Lapalorcia nella sua proposta di archiviazione, al pari della natura eccezionale delle precipitazioni di quel giorno.

Del tutto diverse, naturalmente, le argomentazioni dell'avvocato Vincenzo Sguera, in rappresentanza della figlia dell'anziana, secondo il quale l'indagine deve andare avanti e ricostruire, se esistono, possibili profili di responsabilità a livello comunale e provinciale in relazione alle situazione dell'alveo del fiume tracimato a monte della zona diventata il teatro della tragedia, e alla modifica dello stato dei luoghi dovuta alla costruzione di una strada.

Come si ricorderà, lo stesso giudice ha già archiviato, nel settembre dello scorso anno, l'inchiesta sul decesso di un 70enne di Montesarchio, il cui cuore si era fermato per sempre mentre spalava fango e detriti che si erano accumulati davanti alla sua casa alla località Moschi della frazione Varoni. L'uomo, affetto da problemi cardiopatici, era stato stroncato da una dissezione acuta dell'aorta.

I suoi congiunti, assistiti dagli avvocati Pierluigi Pugliese e Mario Cecere, avevano presentato una denuncia, sostenendo che il pensionato era morto per lo sforzo prolungato al quale si stava sottoponendo per liberare la sua dimora da fango e detriti venuti giù da un corso d'acqua – il torrente Varco – la cui esondazione era stata provocata da una ostruzione all'imbocco di un cavalcafosso che collega alcuni fondi agricoli privati.

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