Omicidio Matarazzo, indagato il papà della 15enne

Lucio Iorillo, 58 anni, di Frasso, 'avvisato' in vista degli accertamenti del Ris

Frasso Telesino.  

C'è un indagato per l'omicidio di Giuseppe Matarazzo, il 45enne pastore di Frasso Telesino ammazzato con due colpi di pistola lo scorso 19 luglio, a distanza di un mese dal momento in cui era uscito dal carcere dopo aver scontato una condanna a 11 anni e 6 mesi perchè riconosciuto responsabile di abusi su una 15enne che il 6 gennaio del 2008 si era tolta la vita impiccandosi ad un albero.

Si tratta di Lucio Iorillo, 58 anni, operaio della Comunità montana del Taburno, papà della ragazza, il cui nome compare nell'avviso che il sostituto procuratore Francesco Sansobrino, titolare dell'inchiesta, ha spedito in vista degli accertamenti tecnici irripetibili che partiranno il 18 settembre presso il Ris di Roma.

Un atto dovuto per consentire la nomina di un consulente che partecipi alle operazioni, notificato alle parti interessate: quelle offese – i familiari della vittima, rappresentati dagli avvocati Antonio Leone e Tullio Tartaglia – e l'indagato, difeso dall'avvocato Raimondo Salvione.

L'attenzione dei militari del Ris sarà riservata, in particolare, all'analisi di alcuni reperti biologici rinvenuti la sera del delitto: due cicche di sigarette, un sassolino ed un rametto sul quale potrebbero essersi tracce di sostanze ematica e di saliva.

Come si ricorderà, Lucio Iorillo è stato rimesso in libertà lo scorso 6 settembre dal gip Loredana Camerlengo, che gli aveva concesso i domiciliari dopo l'arresto, operato dai carabinieri il 13 agosto, per alterazione e detenzione di armi clandestine, fabbricazione e commercio non autorizzato di armi e ricettazione. Ipotesi di reato prospettate dopo una perquisizione della sua abitazione che aveva consentito di sequestrare pistole e cartucce di cui il 58enne aveva attribuito la paternità al proprio genitore, scomparso da qualche tempo, che aveva l'abitudine di conservare tutto. Iorillo aveva sostenuto di non essere a conoscenza che armi e munizioni fossero disseminate un po' ovunque, altrimenti se ne sarebbe liberato. Perchè quella perquisizione era la terza subita dal 19 luglio, quando era stato ammazzato Giuseppe Matarazzo.

Tutto era accaduto alla contrada Selva, dove viveva, intorno alle 20.30. Quando due uomini a bordo di un'auto di colore scuro, facendo finta di essersi persi, e con la scusa di dover chiedere un'informazione sulla strada per Montesarchio, avevano fatto fuoco cinque volte contro di lui, centrato da due proiettili, probabilmente mentre si stava girando, al cuore ed al torace.

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