Sequestro beni e impianti per Ecologia Falzarano e Izzo pelli

Le due società nel mirino di un'indagine che chiama in causa sei persone

Airola.  

Due sequestri preventivi: uno nei confronti della 'Ecologia Falzarano', l'altro a carico della 'Izzo pelli'. Entrambi firmati dal gip Flavio Cusani, su richiesta della Procura guidata da Aldo Policastro, sono stati eseguiti dai finanzieri del Gruppo di Benevento e dai carabinieri del Noe di Napoli. I provvedimenti sono stati adottati nell'ambito dello stesso procedimento penale nel quale sono chiamate in causa, a vario titolo, sei persone: Lorenzo Falzarano e Loredana De Simone, indicati come gli amministratori di fatto della 'Ecologia Falzarano', e Vittorio Lana, rappresentante legale.

E ancora: Carmela Riviezzo, rappresentante legale della 'Izzo pelli', Cosimo Izzo, socio di maggioranza, per il quale è stata anche disposta l'interdizione per tre mesi ad esercitare attività imprenditoriali, industriali e uffici direttivi di società e imprese, e un dipendente dell'Arpac di Benevento.

Il sequestro preventivo dei beni a carico della Ecologia Falzarano e dei suoi amministratori ha un ammontare, per equivalente, fino alla concorrenza di 9 milioni di euro, mentre alla 'Izzo pelli' sono stati sequestrati gli impianti di depurazione, da adeguare entro novanta giorni.

Le indagini, dirette dal procuratore aggiunto Giovanni Conzo e dai sostituti Flavia Felaco, Patrizia Filomena Rosa e Francesca Saccone, e alle quali hanno preso parte i carabinieri ed i finanzieri della Compagnia e della Tenenza di Montesarchio, erano iniziate nell’anno 2017, supportate anche da intercettazioni telefoniche.

Nel mirino degli inquirenti la Ecologia Falzarano, che si occupa di raccolta e smaltimento dei rifiuti in numerosi comuni di Campania, Calabria, Puglia e Basilicata, con appalti per un valore di decine di milioni di euro, "era da diversi anni – si legge in una nota del Procuratore Policastro - amministrata di fatto da due soggetti, tra loro coniugati, apparentemente estranei al complesso aziendale, sfruttando la compiacenza del legale rappresentante della società, utilizzato quale prestanome, in quanto non aggredibile patrimonialmente, essendo nullatenente”.

Dai successivi accertamenti sarebbero inoltre emersi presunti “gravi indizi di reato nei confronti degli amministratori di diritto e di fatto in ordine a reati di carattere fiscale (omesso versamento dell’Iva e delle ritenute Irpef), in alcuni casi fino ai giorni d’oggi, con il conseguimento di un ingente beneficio economico per gli amministratori di fatto, in guisa da consentire alla società di praticare dei prezzi o offerte più vantaggiosi a discapito delle aziende concorrenti, così alterando le regole del mercato e della libera concorrenza”.

Nella fase esecutiva del provvedimento di sequestro “si è proceduto a sottoporre a cautela reale beni mobili soggetti a registrazione ed immobili costituiti da terreni e fabbricati, nonché tutti i rapporti di conto corrente riconducibili alla società o agli amministratori di fatto e di diritto e quote di altre società , per un valore di oltre 5 milioni di euro”.

E ancora: “La ricostruzione del patrimonio personale degli indagati, resa possibile anche mediante l’utilizzo delle competenze proprie della Guardia di Finanza in materia di polizia economica-finanziaria, ha consentito l’individuazione, con l’ausilio dei magistrati del college Italiano di Eurojust, anche di beni all’estero nella disponibilità degli indagati. Le ricerche e le attività volte ad individuare, e a sottoporre a sequestro, altri beni nella disponibilità della società e/o degli indagati, sul territorio nazionale e su quello estero, fino alla concorrenza dei circa 9 milioni di euro, proseguono anche con l’ausilio dei corrispondenti organi stranieri”.

Quanto alla 'Izzo pelli', il lavoro di indagine avrebbe consentito di ritenerla presunta responsabile “dell’inquinamento ambientale del territorio limitrofo, in particolare la compromissione significativa e misurabile delle acque e dell’aria nella zona della Valle Isclero, riscontrando quanto denunciato dagli abitanti del posto, preoccupati per le ripercussioni sulla propria salute”.

Le risultanze delle indagini, "svolte mediante sopralluoghi, analisi e attività di natura tecnica", avrebbero permesso di “acquisire gravi indizi di colpevolezza nei confronti dell’amministratore della società, per i reati di inquinamento ambientale, stoccaggio illecito di rifiuti pericolosi nonché di scarico di reflui industriali oltre i limiti consentiti nel fiume Isclero, già sottoposto a sorveglianza per gli alti livelli di inquinamento e per i pericoli connessi allo stato di salute degli abitanti dell’omonima valle”.