Omicidio Improta, il 3 dicembre le richieste del Pm

Rito abbreviato per Spitaletta e Rotondi. Stralciata posizione Perone imputato di favoreggiamento

Benevento.  

Lo stralcio della posizione di Eugenio Perone, 48 anni, di Bonea, imputato di favoreggiamento, per il quale è scattato il rinvio a giudizio al 23 gennaio dopo il no del gup Francesca Telaro alla richiesta di rito abbreviato condizionato all'escussione di cinque testi avanzata dall'avvocato Vittorio Fucci; la fissazione della discussione.

Sono i due momenti che hanno scandito l'udienza di questa mattina, iniziata con circa quattro ore di ritardo per la mancata traduzione degli imputati dal carcere, del rito abbreviato a carico di Paolo Spitaletta (avvocato Antonio Leone), 50 anni, di Tocco Caudio, e Pierluigi Rotondi (avvocato Elena Cosina), un 31enne originario di Tocco ma domiciliato a Tufara.

Entrambi sono -accusati, in concorso, dell'omicidio di Valentino Improta, 26 anni, di Montesarchio, ucciso con due fucilate e rinvenuto carbonizzato, il 4 maggio 2018, in una Fiat Punto, intestata alla madre, ferma alla località Cepino di Tocco Caudio, nelle vicinanze di un'area pic-nic sul monte Taburno.

Il 3 dicembre sono previsti la requisitoria del pm Assunta Tillo, gli interventi dei legali delle parti civili – gli avvocati Federico Paolucci, Ettore Marcarelli e Angelo Santoro, per i genitori e le sorelle – e Vincenzo Sguera, per le due compagne dell'uomo -. e dell'avvocato Cosina, per Rotondi. In un successivo appuntamento l'arringa dell'avvocato Leone, per Spitaletta, cui seguirà la sentenza della dottoressa Telaro.

Come più volte ricordato, a scatenare l'omicidio sarebbe stata, secondo gli inquirenti, la paura che Improta avrebbe generato in Spitaletta. Il 26enne era agitato perchè aveva ricevuto un avviso di garanzia nell'inchiesta sulla rapina compiuta il 10 aprile 2018 in un'abitazione a Montesarchio, cui era seguita, dopo due settimane, la morte di un 83enne che con la sorella era rimasto vittima del colpo. Una vicenda al centro di un processo già in corso.

Improta, ritenuto uno degli autori del raid, avrebbe minacciato Spitaletta, che il 22 maggio sarebbe finito in carcere per quella rapina, di chiamarlo in correità se, nel caso in cui fosse stato arrestato, non avesse ricevuto assistenza economica per sé e la sua famiglia, anche per sostenere le spese legali per la propria difesa.

Parole che avrebbero indotto Spitaletta, nel timore che Improta potesse collaborare con la giustizia per alleggerire la sua posizione, ad organizzare, in concorso con Rotondi, l'omicidio del giovane. Facendo credere al 26enne di aver ideato un furto di rame sul Taburno, l'avrebbero attirato in trappola.