Automobilista rapinato in città, giudizio immediato per 33enne

A luglio l'episodio, i carabinieri avevano arrestato un giovane gambiano. Processo a gennaio

Benevento.  

Fissato dal gip Loredana Camerlengo, per il 13 gennaio del prossimo anno, il giudizio immediato, chiesto dal sostituto procuratore Maria Gabriella Di Lauro, per Bakary Ceesay, 33 anni, di nazionalità gambiana, accusato di rapina e lesioni. Come si ricorderà, il giovane era stato arrestato dai carabinieri per un episodio accaduto lungo via Longobardi, dove, secondo gli inquirenti, aveva rapinato un automobilista dopo avergli chiesto un passaggio.

Una volta a bordo di una Fiat Punto condotta da un 45enne di Benevento, si sarebbe impadronito delle chiavi dell'auto e del portafogli, contenente 10 euro, del malcapitato, che avrebbe aggredito, facendolo cadere a terra e causandogli lesioni guaribili in sette giorni. All'arrivo dei militari, il cittadino straniero, ospite della Caritas, aveva cercato poi di scappare, scavalcando il parapetto del ponte sul Calore, ma era stato bloccato.

Comparso dinanzi alla dottoressa Camerlengo, per l'udienza di convalida, l'allora indagato, difeso dall'avvocato Mario Villani, aveva sostenuto che, mentre camminava, era stato avvicinato da una macchina con al volante un uomo che gli avrebbe offerto un lavoro e l'avrebbe invitato a salire a bordo. Lui lo aveva fatto per capire di cosa si trattasse, ma all'improvviso il suo interlocutore avrebbe allungato una mano sulle sue gambe e si sarebbe detto disponibile a fare sesso. Lui avrebbe rifiutato, ritenendola una offesa grave anche per motivi religiosi, e gli avrebbe chiesto di fermarsi. L'automobilista avrebbe invece proseguito, poi avrebbe arrestato la marcia.

E' in questo momento che lui – questa la sua ricostruzione - avrebbe tolto le chiavi dal cruscotto, per evitare che la macchina ripartisse e, finalmente, scendere. Non è finita: tra i due sarebbe nata, in strada, una colluttazione, interrotta dall'arrivo di alcuni amici ai quali il conducente della vettura aveva telefonato, e, poi, dei carabinieri, che avevano raccolto il racconto del 45enne. Una scena alla quale il 33enne aveva reagito cercando di scavalcare il parapetto del ponte sul Calore e di lanciarsi nel vuoto. E non per fuggire, aveva affermato, ma per togliersi la vita.