Indagine su protesi al Fatebenefratelli, "annullare sequestri"

Ricorso di 2 indagati al Riesame, al quale non si è rivolto il primario di Ortopedia, Piscopo

Benevento.  

Hanno chiesto il dissequestro di documenti, computer e telefonini dei loro assistiti. Lo hanno fatto questa mattina dinanzi al Tribunale del riesame, che nelle prossime ore si pronuncerà sui ricorsi curati dagli avvocati Vincenzo Regardi e Aldo Settembrini, Gianluca Giordano e Mimmo Napolitano, rispettivamente, per Giuseppe Pavone, 57 anni, di Benevento, e Giosuè Scognamiglio, 63 anni, di Napoli, soci di un'agenzia, con base nel capoluogo partenopeo, che ha il mandato di di rappresentare una multinazionale che produce protesi.

Entrambi sono stati chiamati in causa da un'inchiesta del sostituto procuratore Assunta Tillo e della guardia di finanza, nella quale è indagato anche il primario di Ortopedia del Fatebenefratelli, Antonio Piscopo, che, difeso dall'avvocato Francesco Cesario, non ha depositato un'istanza di riesame.

Si tratta di una inchiesta che era rimbalzata all'attenzione dell'opinione pubblica lo scorso 22 ottobre, quando le fiamme gialle avevano eseguito un decreto di perquisizione e sequestro in studi, uffici ed abitazioni degli interessati, facendo anche tappa presso l'ospedale di viale Principe di Napoli, dal quale avevano portato via una serie di cartelle cliniche.

Truffa, corruzione e riciclaggio le ipotesi di reato formulate dal Pm in un'attività investigativa che ha messo nel mirino l'acquisto delle protesi che vengono utilizzate nei pazienti che ne hanno bisogno. Protesi che in alcuni casi – come sottolineato all'epoca del blitz dei militari -vengono definite  "non necessarie": perchè non andavano comprate dalla struttura sanitaria, alla quale vengono poi rimborsate dall'Asl, o perchè non andavano installate?

A supportare il lavoro degli inquirenti, che alcuni giorni prima era già stato scandito dal sequestro di alcuni documenti nella sede dell'agenzia a Napoli, anche una informativa della guardia di finanza di Napoli.