Truffa indennità disoccupazione, Bordi: ecco i documenti

Il consulente del lavoro e Pastore hanno risposto, altri tre indagati no

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Benevento.  

Tre si sono avvalse della facoltà di non rispondere, altre due lo hanno invece fatto. Scelte diverse per le cinque persone per le quali è stato disposto l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, due volte al giorno, nell'inchiesta del sostituto procuratore Maria Gabriella Di Lauro e della guardia di finanza su una presunta truffa in materia di indennità di disoccupazione.

Sono rimasti a bocca chiusa dinanzi al gip Gelsomina Palmieri, Maria Rosaria Canu, 48 anni, di Sant'Angelo a Cupolo, Tullio Mucci, 48 anni, e Maurizio Marro, 57 anni, di Benevento – tutti assistiti dall'avvocato Ettore Marcarelli -, mentre hanno offerto la loro versione sui fatti contestati, non restandosene in silenzio, Piergiuseppe Bordi (avvocato Antonio Leone), 41 anni, e Pasqualino Pastore (avvocato Mario Villani), 54 anni, anche loro della città.

Bordi, in particolare, chiamato in causa come consulente del lavoro – gli altri sono legali rappresentanti di varie società -, ha spiegato nel corso dell'interrogatorio il senso di alcune conversazioni intercettate, e documentato la sua attività, consistente nell'attivazione delle procedure per le assunzioni che gli venivano comunicate via mail dalle società interessate.

Il suo legale ha poi fatto notare come gli investigatori, tranne un bonifico di poco più di 2mila euro, non abbiano accertato “l'ingiusto profitto” sfociato nell'accusa di truffa a carico del suo assistito, che avrebbe dunque agito per più anni senza ricevere alcun corrispettivo.

Dal canto suo, Pastore ha ammesso di aver conosciuto Mino Tiso, ritenuto il promotore di una presunta associazione per delinquere – è uno dei cinque indagati finiti agli arresti domiciliari -, attraverso alcuni amici con i quali dovevano costituire una ditta per lavorare, e ha precisato di non essere a conoscenza dei meccanismi ricostruiti dagli inquirenti, e di aver capito che qualcosa non quadrava quando aveva ricevuto un avviso di proroga dell'indagine e, poi, la perquisizione delle fiamme gialle.