Tutelano solo loro interessi, finti paladini di quelli altrui

Se le loro aspirazioni vengono soddisfatte, partono gli olè per il potere. Altrimenti sono guai

tutelano solo loro interessi finti paladini di quelli altrui
Benevento.  

Uau, verrebbe da esclamare. A leggere i loro commenti sui social, e non solo, si resta a bocca aperta e ci si chiede come mai non vengano chiamati a tutelare quel bene pubblico che sostengono di difendere. Riserve della Repubblica di cui dovremmo utilizzare la sapienza esibita, che invece si lamentano perchè sono state messe da parte. Almeno questa è l'impressione che ci tengono a dare nel rapporto, chiamiamolo così, con la folta platea dei frequentatori della rete.

Ne valuti le analisi che sfornano a ritmi indemoniati ed è difficile evitare le perplessità. Ma come si fa a tenere lontane simili menti dall'amministrazione? Il problema è che il potere di turno esaurisce in fretta le caselle da riempire: non ce sono tantissime a disposizione, e vanno subito accontentati i più fedeli, quelli a cui puoi chiedere tutto nel momento del bisogno. Gli altri restano fermi al palo, in attesa di uno strapuntino qualsiasi, anche se non ha le sembianze che desidererebbero. E tutto ciò, a quanti rimangono comunque a digiuno, non va proprio giù.

Ci fossero loro, recriminano, i problemi verrebbero risolti con estrema facilità: tutto filerebbe liscio come l'olio, massima trasparenza e bla bla bla. Nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di tecnici e professionisti affetti da un profonda nostalgia dei tempi andati, quelli in cui erano loro a sedersi al tavolo e a giocare.

Non fanno alcunchè per nascondere la loro delusione rispetto agli sforzi di riposizionamento in vista delle elezioni, quando il loro tentativo di tenere a galla due barche viene frustrato dalla necessità, ad un tratto, di affondarne una nella speranza che l'altra conduca in porto.

Se l'approdo riesce perchè il marinaio giusto è quello scelto, allora inizia il count-down, si contano le ore e i giorni che precedono l'assegnazione di una poltrona in un Cda, di una consulenza, magari un bel progettino. Movimenti che ne determinano altri a cascata, creando quella rete indispensabile a chi è perennemente a caccia di consenso.

Se una di queste condizioni viene soddisfatta, sono tutte rose e fiori per chi è al vertice. In caso contrario, sono dolori. Il de profundis viene immediatamente intonato, arrangiato secondo i propri interessi. Non sono rappresentati da chi ha la responsabilità della gestione? Apriti cielo, si susseguono a raffica gli interventi di segno critico ammantati di moralismo, il richiamo alla legalità viene sprecato come un banalissimo fazzolettino di carta, spuntano allusioni di ogni tipo.

Insomma, parte la giostra di chi non si rassegna a recitare un ruolo da comprimario e spinge forte sull'acceleratore delle esigenze altri, travestendosi da Robin Hood dei noantri. Vergini che da tempo non lo sono più, che trascurano un dato: è sempre più complicato ammansire un'opinione pubblica che certe cose le ha ormai imparate da tempo. E sa che costoro pensano solo ed esclusivamente ai loro interessi, mentre disprezzano quelli degli altri.

Nulla di scandaloso, niente per cui stracciarsi le vesti. Nel frattempo, però, potrebbero smetterla con la solita solfa: è diventata monotona ed ammorba l'aria.