Fuori i nomi, fuori i nomi: fuori dalle... scatole

Il coro indignato di questi giorni

fuori i nomi fuori i nomi fuori dalle scatole
Benevento.  

Il coro è ossessivo, rimbalza ovunque. Fuori i nomi, fuori i nomi, gridano con la faccia ingrugnita e le vene del collo talmente turgide da rischiare l'esplosione. Fuori i nomi, fuori i nomi dei parlamentari che hanno incassato il bonus da 600 euro destinato alle partite Iva, schiumano rabbia, dando nel frattempo un'occhiata al proprio conto corrente per vedere se sia stato accreditato nei tempi giusti lo stipendiuccio mensile da 15mila euro. Soldi che piovono dal cielo, che ringrazi ogni giorno per averti regalato una botta di culo che al massimo avresti sognato per le tue qualità.

Fuori i nomi, fuori i nomi, insistono, a mò di mantra, mentre sono in vacanza e con un post su fb o l'immancabile velina fanno finta di pensare al bene del Paese e di interessarsi al suo destino. Ci voleva eccome, questa immissione di sterco nel ventilatore sempre acceso. Schizzi di qua e di là, indignazione a buon mercato utile a depistare: chissenefrega, l'importante è offrire l'ennesimo, inutile motivo di risentimento nei confronti del Parlamento.

Qualcuno poteva trasformarlo in un bivacco di manipoli, cosa volete che conti il tema della rappresentanza se la colonna infame è già stata eretta da anni con le 'accuse' dei tribunali speciali? Fuori i nomi, fuori i nomi: magari quelli dei lottizzati che spuntano come funghi nei ministeri, dei destinatari di incarichi, consulenze, uffici stampa, finanziamenti, di coloro che accedono alle sedi decisionali senza averne titolo, che intrattengono rapporti economici con certi Stati.

Siatene certi: ne vedremmo delle belle, capiremmo finalmente che la stragrande maggioranza dei moralizzatori è peggiore di quanti vorrebbero moralizzare, che la doppiezza continua a funzionare (fino a quando?) perchè all'opinione pubblica è stato fatto credere che la lista dei buoni e dei cattivi la possono stilare soltanto coloro che si sono attribuiti la missione di redimere una umanità cialtrona e ladrona. Fuori i nomi, fuori i nomi: qui c'abbiamo da fare per risollevare un Paese in estrema difficoltà, che tra un mese riaprirà le scuole. Almeno così hanno assicurato.

Bene, molto bene, anche se diventa lecito domandarsi se serva davvero andare a scuola visto che è sufficiente un “uno qualsiasi', capace di ripetere la pappardella mandata a memoria, a farci ridere e, purtroppo, disperare.