Clan Sparandeo, la Dda chiede nove condanne ed un'assoluzione

Indagine Mobile, rito abbreviato. Il 30 novembre spazio alla difesa. Proposte pene da 10 a 20 anni

clan sparandeo la dda chiede nove condanne ed un assoluzione
Benevento.  

Nove condanne ed un'assoluzione. Le ha proposte il pm della Dda Luigi Landolfi nel rito abbreviato a carico delle dieci persone tirate in ballo dall'indagine della Mobile avviata dal sostituto procuratore Assunta Tillo, e poi trasmessa per competenza a Napoli, sul clan Sparandeo.

Queste, in particolare, le richieste: 20 anni a Corrado Sparandeo, 63 anni; 18 anni a Carmine Morelli, 60 anni; 15 anni a Carmine Longobardo, 45 anni, di Cisterna; 14 anni a Vincenzo Poccetti, 46 anni, Gabriele De Luca, 31 anni, e Luigi Coviello, 46 anni, di Benevento; 12 anni a Stanislao Sparandeo, 41 anni, e Arturo Sparandeo, 37 anni; 10 anni a Luigi Giannini, 47 anni, di Pomigliano d'Arco, l'assoluzione per Vincenzo Mari, 45 anni. Il 30 novembre il via alle arringhe difensive, che proseguiranno il 14 gennaio ed il 15 febbraio del prossimo anno, quando è prevista la sentenza del Gup.

Come più volte ricordato, si tratta dell'inchiesta che aveva fatto fibrillare la politica: era rimbalzata all'attenzione dell'opinione pubblica a metà gennaio, quando era stata eseguita una ordinanza di custodia cautelare. Un provvedimento di oltre 300 pagine, centrato su due estorsioni, un attentato incendiario, lo spaccio di droga. Materiale che ha riempito un' attività investigativa che, pur di competenza della Dda perchè ipotizza a vario titolo l'associazione di stampo camorristico e l'associazione per delinquere finalizzata allo spaccio di stupefacenti, era stata iniziata nel 2016 dalla dottoressa Tillo, con il mirino puntato sulla campagna elettorale per le elezioni comunali a Benevento nel giugno del 2016.

Un'inchiesta supportata da intercettazioni telefoniche ed ambientali (e dalle dichiarazioni di nuovi collaboratori di giustizia), che avrebbe fatto emergere fatti per i quali non erano state formulate delle specifiche contestazioni di reato, aveva scritto il Gip, che aveva però ritenuto rilevanti alcune conversazioni perchè dimostrerebbero il presunto “tentativo di inquinare il voto” da parte di Corrado Sparandeo, che avrebbe “sponsorizzato diversi candidati, indipendentemente dal partito di appartenenza, veicolando i voti in loro favore”. In questo modo avrebbe rafforzato “i legami con esponenti del mondo imprenditoriale locale nonchè della politica”.

Un clan che, “avvalendosi della forza intimidatrice del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva”, avrebbe gestito illecitamente le aree di parcheggio nei pressi dello stadio, ed avrebbe riservato le proprie pretese a due imprenditori, ai quali sarebbe stato imposto il pagamento di una tangente. Il titolare di una impresa che stava realizzando degli immobili nella zona di via dei Mulini sarebbe stato costretto tra il 2014 ed il 2018 a sborsare 34mila euro in più tranche, “per regolarizzarsi” ed evitare problemi e minacce. L'altro, nell'ottobre del 2017, 'invitato' a “mettersi a posto”, avrebbe tirato fuori 150 euro per le persone di “mezzo la strada”. Un capitolo riguarda l'incendio che a Foglianise, nel luglio 2017, aveva danneggiato la Golf del contabile di una società, ad esso si aggiunge quello dello spaccio di sostanze stupefacenti, corroborato dai rapporti con due clan napoletani che avrebbero permesso l'acquisto ed il trasporto della droga da piazzare sul mercato beneventano.

Sono impegnati nella difesa gli avvocati Antonio Leone, Vincenzo Sguera, Gerardo Giorgione, Domenico Dello Iacono, Luca Russo, Michele Sanseverino e Isidoro Spiezia.