Morte Maria, sparite le accuse di omicidio e violenza sessuale

Per i due Ciocan l'abbandono di minore, per titolari resort l'ipotesi di omicidio colposo

morte maria sparite le accuse di omicidio e violenza sessuale

Chiusa l'inchiesta sulla bimba trovata senza vita in una piscina nel 2016 a San Salvatore Telesino

Benevento.  

Nessuna traccia delle accuse di omicidio e violenza sessuale prospettate per poco meno di 4 anni e mezzo. Niente di tutto ciò nell'avviso di conclusione dell'inchiesta del procuratore aggiunto Giovanni Conzo e dei carabinieri sulla morte di Maria, la bimba di 9 anni che il 19 giugno del 2016 era stata rinvenuta senza vita, annegata, nella piscina di un casale a San Salvatore Telesino.

Nell'atto firmato dal Pm figurano i nomi di quattro persone, e se Daniel Ciocan, 25 anni, non è certo una novità, lo sono invece gli altri tre. Ricompare, infatti, quello di Maria Cristina, 34 anni, sorella di Daniel, la cui posizione – era stata chiamata in causa, in concorso con Daniel, per omicidio- era stata archiviata nel gennaio del 2019 dal gip Flavio Cusani, che nell'occasione aveva anche disposto il prosieguo dell'attività investigativa.

Ai due Ciocan si aggiungono, a sorpresa, Antonio Romano, 74 anni, proprietario del complesso ricettivo, e Daniela Romano, 40 anni, entrambi di San Salvatore Telesino, rappresentante legale e responsabile del servizio di prevenzione della struttura.

L'ulteriore colpo di scena è relativo alle ipotesi di reato contestate: per Daniel e Maria Cristina Ciocan quella di abbandono di minore. Secondo gli inquirenti, la sera del dramma la piccola Maria era con loro a bordo della Polo con la quale Daniel era andato a prendere la sorella a Telese. Loro l'avrebbero condotta prima all'esterno del resort, poi nell'area della piscina; quindi sarebbero andati via e l'avrebbero lasciata lì, senza preoccuparsi del fatto che la bimba non sapesse nuotare e che avesse timore dell'acqua, nella quale si sarebbe immersa, perdendo la vita.

I due Romano, invece, vengono chiamati in causa per una ipotesi di omicidio colposo, perchè non avrebbero adottato le misure di sicurezza idonee ad evitare l'accesso alla piscina, profonda un metro e mezzo. Gli indagati, difesi dagli avvocati Salvatore Verrillo e Angelo Leone, hanno ora venti giorni a disposizione per chiedere di essere interrogati o produrre memorie; esaurita questa fase, il dottore Conzo procederà alle eventuali richieste di rinvio a giudizio.

L'avviso di chiusura dell'inchiesta segue l'incidente probatorio dinanzi al gip Vincenzo Landolfi, che, come si ricorderà, aveva affidato nell'aprile del 2019 l'incarico di una perizia ai professori Cristoforo Pomara, Ciro Di Nunzio (con il chimico Aldo Di Nunzio) e Francesco Sessa. Il loro lavoro era andato avanti per nove mesi, scanditi da analisi condotte con nuove metodiche e anche dalla riesumazione della salma della piccola per una ulteriore autopsia dopo quella effettuata all'epoca dal professore Claudio Buccelli e dal medico legale Monica Fonzo.

Uno sforzo che non aveva però aggiunto nuovi elementi: non era infatti sfociato nell'estrapolazione di Dna, utilizzabili, dalle tracce di saliva, sangue e liquidi biologici rinvenute su alcuni indumenti: il jeans indossato dalla piccola la sera in cui la sua esistenza era stata spezzata per sempre; un pigiama e una canottiera della stessa che erano stati trovati nella sua casa, un pantalone di Daniel Ciocan. I periti avevano poi escluso, perchè mancava la prova, che Maria avesse subito abusi sessuali. Una circostanza, quest'ultima, che dall'inizio, secondo la Procura, rappresentava il movente del delitto della piccola, che Daniel avrebbe spinto nella piscina per timore che lei rivelasse gli abusi di cui sarebbe stata vittima.

Addebiti, l'omicidio e la violenza sessuale, che ora non esistono più. Sono gli stessi per i quali nei confronti di Daniel e Cristina erano stati chiesti gli arresti, ma il gip Cusani aveva detto no con una decisione ribadita dal Riesame e, infine, dalla Cassazione, ai quali aveva fatto ricorso la Procura.

Per i familiari di Maria gli avvocati Fabrizio Gallo e Serena Gasperini.