Usura: lui amico fraterno, da sempre. Gli ho fatto gli auguri

Due persone non rispondono, le altre tre - tutte in carcere - lo fanno

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Le versioni di Armando Piscopo, Ivano Nizza e Cosimo Parrella. In silenzio Vincenzo Collarile e Pasqualino Parrella

Benevento.  

Si sono definiti tutti amici di vecchia data della parte offesa: in un caso, un legame addirittura fraterno, suggellato dagli auguri di Capodanno. Parola di tre delle cinque persone di Benevento arrestate giovedì scorso nell'indagine antiusura diretta dal procuratore aggiunto Giovanni Conzo, dal sostituto Flavia Felaco, e condotta dalla squadra mobile e dalla guardia di finanza.

A differenza di Vincenzo Collarile, 62 anni, e Pasqualino Parrella, 42 anni – entrambi difesi dagli avvocati Angelo Leone e Grazia Luongo -, che si sono avvalsi della facoltà di restarsene in silenzio, Armando Piscopo, 45 anni, Ivano Nizza, 47 anni – sono assistiti dall'avvocato Antonio Leone - e Cosimo Parrella (avvocato Gerardo Giorgione), 46 anni, hanno risposto alle domande del gip Gelsomina Palmieri, dinanzi al quale sono comparsi questa mattina, collegati a distanza dal carcere di contrada Capodimonte, nel quale i cinque indagati sono rinchiusi.

Piscopo ha ricordato di conoscere il titolare dell'agriturismo da sempre, anche per essere stato un suo cliente in molteplici occasioni. Ha ammesso di avergli prestato nel 2011 la somma di 2mila euro, che l'interessato gli aveva restituito in due tranche da 1000 euro ciascuna, e senza alcun interesse usurario, ed ha precisato il contenuto di una intercettazione, affermando che era stato l'imprenditore a chiedergli di fare da tramite con terze persone alle quali doveva dei soldi. A suo dire, era stato lo stesso imprenditore a offrirgli di aprire insieme un negozio: una prospettiva rifiutata alla luce delle difficoltà economiche che il proponente aveva.

Dal canto suo, Nizza ha sostenuto di aver avuto a Capodanno l'ultimo contatto con il commerciante, escludendo di avergli mai prestato denaro e rivendicando, al contrario, di essere creditore di 800 euro – l'anticipo di una festa che non si era più svolta – e di 750 euro, un importo legato alla vendita di un motorino. In relazione, poi, all'estorsione ai danni di una persona, ha ribadito che non la conosceva, e che la stessa aveva ricevuto una cifra dalla parte offesa, alla quale l'aveva poi restituita.

Cosimo Parrella ha fatto presente che il suo stato economico non gli consente certo di poter prestare soldi, e di non aver mai saputo che lo zio (Collarile ndr) lo avrebbe fatto. Vero è – ha aggiunto- che lo accompagnava in auto, ma lo faceva per sdebitarsi rispetto all'aiuto avuto da lui in passato. Quanto ai rapporti con una delle nove persone indagate a piede libero per favoreggiamento, ha precisato che gli non aveva pagato dei lavori, impedendogli così di saldare una rata dell'acquisto di un apparecchio.

E sulla società creata per gestire la piscina all'interno dell'agriturismo, ha concluso che si trattava solo del tentativo di dare una mano al proprietario, con il quale aveva un buon rapporto. Nelle prossime ore la decisione del Gip sulle richieste avanzate dalle difese rispetto alla misura cautelare.