Al lavoro nonostante fosse positivo al Coronavirus, medico sospeso dall'Asl

La decisione adottata per la mancata vaccinazione del sanitario di Telese

al lavoro nonostante fosse positivo al coronavirus medico sospeso dall asl
Telese Terme.  

E' stato sospeso per non aver rispettato l'obbligo della vaccinazione, introdotto di recente. E' l'epilogo del procedimento aperto dalla Asl a carico del 70enne medico di Telese, difeso dal'avvocato Marcello D'Auria, tirato in ballo, una decina di giorni fa, da una indagine del Procuratore Aldo Policastro, del sostituto Patrizia Filomena Rosa e dei carabinieri, secondo i quali avrebbe continuato ad esercitare la professione nonostante fosse consapevole di essere positivo al Coronavirus.

Il blocco di natura amministrativa disposto dall'Azienda sarà in vigore fino al momento in cui il sanitario, attualmente in quarantena, non si sottoporrà all'inoculazione. Come si ricorderà, l'inchiesta era stata scandita da un decreto d'urgenza di sequestro (e perquisizione) dei due studi di Telese e Paupisi che era stato adottato per due ipotesi di reato: epidemia e violazione delle norme relative all'isolamento.

Il provvedimento era stato convalidato dal gip Vincenzo Landolfi, ma a metà, perchè il sequestro era stato disposto non per l'addebito di diffusione del virus (“La condotta dell'indagato non appare riconducibile al delitto di epidemia, non risultando dagli atti che egli abbia, nello svolgimento della propria attività, effettivamente trasmesso il virus a propri pazienti o ad altri soggetti con cui è venuto a contatto”), ma solo per le violazioni delle prescrizioni circa le modalità della gestione della positività al Coronavirus, perchè “ricorre il pericolo che la libera disponibilità degli studi professionali possa aggravare o protrarre le conseguenze, in quanto gli consentirebbe di continuare a svolgervi l'attività medica e di aver ulteriori e frequenti contatti con i propri pazienti, che vanno perciò immediatamente interrotti, al pari del conseguente rischio di contagio”.

Una decisione che la difesa impugnerà, per chiederne la revoca, dopo i risultati del tampone molecolare del medico, il cui comportamento sarebbe emerso da una intercettazione telefonica in una inchiesta che, nata nel 2020, aveva a quel punto subito una accelerazione. I carabinieri avevano acquisito, il 10 giugno, il referto relativo ad un test sierologico qualitativo e quantitativo del dottore, valutato dal medico legale Emilio D'Oro, consulente del Pm, che aveva concluso per una probabile infezione da Covid 19 in corso nel 70enne, non vaccinato, e una verosimile contagiosità. Nessun dubbio sulla “certezza dell'infezione”, per la quale era stata consigliata la quarantena.